Un balcone sulla storia della Valnerina
“Un nobile castello circondato dalle gelide onde del Vigi e da quelle fumanti del Nera per l’afflusso di acque sulfuree”. Queste le parole con le quali l’umanista Giovanni Gioviano Pontano, il suo più illustre cittadino, descrive il contesto paesaggistico nel quale è inserito Cerreto di Spoleto.
La forte presenza di valli solcate da acque correnti ha da sempre avuto un forte impatto su questo territorio che in funzione di esse ha visto modellati la viabilità, gli insediamenti e l’economia. Già i romani conoscevano le acque sulfuree, poi utilizzate come terme dal XIX secolo, nei pressi del castello di Triponzo (che trae il nome da un triplice ponte che scavalcava il baratro di travertino a picco sulle azzurre acque del Nera) e ricavarono con “la forza dello scalpello” la prima strada che permetteva di oltrepassare le strette gole del Nera e del Corno per raggiungere la Vetusta Nursia. Alcuni studiosi sostengono che l’edificazione di Cerreto di Spoleto fu dovuta alla necessità di contrapporre un presidio militare al castello di Ponte che sorge nell’opposto versante della valle del Nera. Qui, nell’VIII secolo, i duchi Longobardi fissarono la sede di un potente gastaldato, in posizione strategica sulla valle del Nera e su quella del Tissino nella quale passava l’importante via Casciana, che governò a lungo su gran parte della media e alta Valnerina. Posto in una posizione arroccata con viste mozzafiato sulle valli del Nera e del Vigi, il borgo di Cerreto di Spoleto rappresenta un punto di partenza ottimale per la visita dell’intero comprensorio.

Triponzo e più antichi bagni termali dell’Umbria
Il castello di Triponzo, a pochi km da Cerreto di Spoleto, sorge sulla confluenza tra il fiume Nera ed il fiume Corno, “aggrappato” sul margine di una profonda gola scavata dal fiume Nera nel travertino. Sembra derivare il nome dall’antica presenza di tre ponti che servivano a scavalcare l’orrido. Da sempre fu conteso da Norcia e Cerreto per la sua posizione strategica alla confluenza tra i due fiumi. Nei pressi della galleria sulla Strada Statale Valnerina, si trovano un’epigrafe (che accenna alla costruzione della via romana da Spoletium a Nursia) e i resti dell’antica strada scavata nella roccia. Il castello, dominato dalla possente torre del Trecento (danneggiata dal terremoto del 1997), custodisce la Chiesa di Santa Caterina, ricostruita dopo il sisma del 1703, con portale rinascimentale del 1503 e all’interno alcuni altari e un elegante tabernacolo a muro del XV secolo. Risalendo il corso del fiume Corno per la vecchia strada (chiusa al traffico) si giunge alle gole di Balza Tagliata dove, tra imponenti pareti calcaree con pinnacoli e canaloni, passano i tracciati della vecchia strada carrabile per Norcia, della ex ferrovia Spoleto – Norcia e un antichissimo tratto di strada completamente scavata nella roccia appena sopra le limpide acque del Corno. Risalendo, invece, il corso del Nera si giunge ai Bagni di Triponzo: un area termale già conosciuta in età romana, alimentata da una vena di acqua sulfurea.

Ponte e la pieve di Santa Maria Assunta, quando l’arte incontra la storia
La località fu abitata fin da tempi remoti; ne sono testimonianza i resti di un castelliere di poggio, il ritrovamento (alla fine dell’Ottocento) di vasi del III – II secolo a.C. e il nome che deriva dall’antica presenza di un ponte di età romana. Il paese si snoda in parte su una sella ed in parte aggrappato ad uno sperone roccioso precipite tra la valle del Nera e quella del torrente Tissino. Ponte, nel corso del periodo longobardo, fu sede di un importante gastaldato che ebbe grande potere e che nel VIII secolo comprendeva entro i suoi possedimenti le città di Norcia e Visso, le aree della Valle Campiano, della Valle Oblita e parte del territorio di Cascia. Questo suo potere e la sua autonomia terminarono nel XIII secolo quando fu assorbito dal vicino castello di Cerreto divenuto più potente. Localizzato nei pressi d’importanti vie di comunicazione (per Terni e Spoleto, Sellano e Perugia, Visso e le Marche, Cascia e Norcia) il borgo gravitava sulla pieve di Santa Maria, posta tra le case recenti (sorte lungo la strada asfaltata che risale la valle del Tissino) e le abitazioni addossate alla montagna (nei pressi della porta dell’antico castello), a picco sul corso del fiume Nera. La pieve fu edificata nel 1201 su una preesistente chiesa risalente al periodo longobardo e tra il XII e il XVI secolo fece da riferimento per molte altre chiese del territorio. La struttura romanica è a una navata absidata e transetto sporgente a formare una croce. La facciata presenta un portale sormontato da un rosone in stile romanico umbro – abruzzese composto da una rosa a cinque petali al centro e due ordini di archetti con colonnine binate che seguono la cabala del numero nove (multiplo di tre) che riconduce al concetto del “mistero unitario della Trinità”.

Una chiesa diventata museo
La chiesa di San Nicola risale al XIII – XIV secolo e si trove in posizione panoramica sulla valle del fiume Nera. Ormai completamente diruto, da alcuni anni il complesso è sede del centro di documentazione sul “ciarlatano”. Il termine deriva o è collegato agli abitanti del castello di Cerreto (cerretani) che, a partire dal XIV secolo, divennero famosi come questuanti stipendiati dagli ospedali. Ben presto molti di essi divennero impostori specializzati nella vendita di unguenti e medicinali di dubbia efficacia o di indulgenze per conto della Chiesa, oppure si spacciavano per negromanti, questuanti, indovini, astrologi, erboristi e speziali empirici o chirurghi preciani girando l’Europa per guadagnarsi da vivere truffando. Furono anche saltimbanchi e sicuramente grandi venditori: le loro gesta furono raccolte nello “Speculum Cerretanorum” scritto da Monsignor Teseo Pini alla fine del XV secolo. Negli ambienti del centro documentativo vengono realizzate rappresentazioni e attività di laboratorio che rievocano la figura e le gesta dei ciarlatani.
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