“All’orizzonte di ogni campo, c’è sempre un paese.”, cosi Henri Deplanques, geografo e conoscitore dell’Umbria, coglieva uno dei tratti più caratterizzanti del Cuore Verde d’Italia. Borghi armonici, forme geometriche di campi fortificati, mosaici di scorci ed angoli dal fascino arcano. Potremmo dilungarci all’infinito nel descrivere la bellezza del Parco Nazione dei Monti Sibillini. Il modo migliore per scoprire questo angolo di Umbria? Percorrere i tre sentieri che ti proponiamo nelle righe successive.
1) L’Anello di Valle Canatra
Lasciando Castelluccio di Norcia, si procede sulla SP474 in direzione di Visso, dopo circa 50 metri si svolta a sinistra per una stradina sterrata che, in falsopiano, conduce, dopo circa 2 km, alla fonte della Valle Canatra. Per tutto il tratta sarà una costante la veduta delle pregiate coltivazioni di lenticchia sovrastate da due delle vette più alte dei Monti Sibillini: il Monte Porche (2.233 metri) ed il Monte Argentella (2.200 metri). Camminando si giunge alla fonte, la si oltrepassa e dopo mezzo chilometro si devia sulla sinistra per attraversare, su ampia mulattiera in salita, una suggestiva faggetta. E’ importantissimo procedere nel massimo silenzio per non disturbare i veri “padroni di casa” ossia lupi, gatti selvatici, lepri, capriolo e da pochi anni anche cervi. Terminata la salita ci si affaccia dalla terrazza naturale per ammirare uno scenario mozzafiato. Guardando in direzione del Monte Vettore si coglie una spaccatura orizzontale lungo il fianco della montagna: ” la via delle fate”, così chiamata perchè, dopo aver trascorso la notte a ballare con i giovani del paese, le fate dovevano percorrerla di corsa per tornare prima dell’alba alla “Grotta della Sibilla”. Per tornare indietro si ridiscende per 2 km a sinistra lungo il versante sud-est del Monte Veletta.
2) Esplorando il Piano di Santa Scolastica
Dopo aver lasciato la macchia presso l’ampio piazzale, si percorre un breve tratto di strada asfaltata per raggiungere il punto di partenza posto sulla destra di una lunga strada sterrata che attraversa il settore meridionale del Piano di Santa Scolastica, così chiamato in memoria della Santa sorella di Benedetto da Norcia. Il cammino prosegue dritto in leggera ascesa lungo quello che fu l’alveo del torrente Pescia. In un paesaggio agrario di eccezionale pregio ambientale è molto probabile, in periodo migratorio, incontrare albanelle reali, gheppi e poiane in caccia. Salendo ancora, in corrispondenza del Colle Rum, voltando a destra, è possibile dimezzare l’itinerario, altrimenti si continua dritti fino ad arrivare ad un incrocio con la strada asfaltata dove, giunti davanti ad un quercia, si volta sulla destra per riprendere a sinistra all’altezza di un’edicola votiva. Prima di giungere al parcheggio però, sulla sinistra, si scorgerà un gruppo di case: stiamo parlando del piccolo paese di Popoli, nel quale in passato si è avuto il ritrovamento di elementi decorativi architettonici ed iscrizioni da riferire ad una necropoli. Giunti al termine della strada sterrata, un breve tratto su asfalto ricondurrà alle vetture.
Parcheggiata l’auto in prossimità del valico, indicato dalla segnaletica turistica di colore marrone, per raggiungere il punto di partenza, coincidente con una fonte, è necessario lasciare la strada asfaltata e seguire quella sterrata, mantenendo sempre la destra ed oltrepassando un barbeque in pietra. All’altezza dell’incrocio si tiene ancora la destra per incamminarsi lungo il percorso che conduce alle pendici del Monte Patino. Il percorso è in lieve e costante salita, in un primo momento attraverso un bosco di roverelle, poi salendo in mezzo ad un fitto bosco, conduce alla Grotta di Monte Patino. La grotta ha rappresentato a lungo un tradizionale riparo dei pastori in caso di maltempo e, probabilmente, è stato frequentato dall’uomo sin dalla preistoria. Da questo punto si domina la Valle di Patino con in secondo piano Norcia e sullo sfondo il Monte Coscerno. In cima a Monte Patino è possibile scorgere la croce voluta da Giovanni Paolo II in segno di vicinanza alla popolazione nursina a seguito del terremoto del 1979. Si riscende per la strada già percorsa fino alla fonte, stando particolarmente attenti al fondo sdrucciolevole.
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