Un borgo diventato capitale della Cristianità
Roccaporena, paese natale di Santa Rita, sorge fra i boschi e le colline dell’Umbria in un incantevole paesaggio raggiungibile da Cascia costeggiando il fiume Corno. Qua e là, emergono rocce rossastre ed impervie alle quali neanche le più tenaci radici hanno potuto aggrapparsi. Per secoli a Roccaporena si arrivava da Cascia seguendo un antico sentiero. Quarant’anni dopo la canonizzazione dell’Avvocata degli Impossibili, avvenuta sotto il pontificato di Leone XIII, nel 1941 – nel mezzo della guerra che dilaniava l’Europa – l’ispirato coraggio di un parroco, Don Giacomo Antonelli, e lo zelo d’un illustre figlio di Cascia, Gerardo Bruni, resero possibili le opere destinate a trasformare quell’antico sentiero in una strada che folle di pellegrini avrebbero percorso.
Lo Scoglio
Al centro esatto della biforcazione del Corno, s’innalza lo Scoglio Sacro di Roccaporena: piramide rocciosa la cui cime si perde nell’azzurro. Una tradizione locale, documentata nel Seicento da Nicola Simonetti, biografo di Santa Rita, narra che “il gran sasso di Roccaporena” distaccò dalla montagna il venerdì in cui il Redentore spirò sulla croce. Giunti sulla cime dello Scoglio, un’armoniosa cappella custodisce il luogo esatto in cui la Santa di Roccaporena era solita ritirarsi in meditazione: secondo la tradizione Rita era solita pregare con tanta intensità da lasciare i segni delle sue ginocchia impresse nella roccia.

La Grotta d’oro
Dinanzi lo Scoglio, alta su Roccaporena, si apre nella rupe la Grotta d’oro, antro di pianta semicircolare, poco profondo ed assai spazioso. Non c’è oscurità nella grotta, solo una tenue penombra protetta dell’abbraccio delle rocce e dal silenzio. A sinistra della Grotta d’oro s’apre un riparo roccioso assai più piccolo sul fondo del quale, alle estremità dell’entrata, antichi scalpelli scavarono due cupelle. Prevosto Bonaccorsi, nel Settecento, ricordava che l’antro fosse stato abitato da una ninfa profetica, di nome Porrina, la quale dalle viscere della grotta proclamava così: “Da queste balze rocciose luminerà una luce divina. Verrà al mondo una pietra preziosa, la Margherita, che brillerà superando le terre ed i mari. Qui accoreranno le genti tratte da ogni luogo”. E forse fu proprio la ninfa a dare il nome al borgo natale di Santa Rita.

L’Orto dei miracoli
A circa centro metri dalla Grotta d’Oro, è situato l’Orto dei miracoli, moderna trasposizione del giardino in cui, in pieno inverno, furono colti i doni che Rita aveva desiderato sul suo letto di morte e che il Signore le aveva concesso: rose appena sbocciate e dolci, turgidi fichi. L’Orto dei miracoli è un triangolino di terra stretto tra rocce, nel cuore delle quali si apre una piccola grotta: forse, tra il quarto ed il sesto secolo, quell’antro fu dimora di anacoreti che sull’esempio dei monaci siriani giunti in Umbria- cercavano Dio nella solitudine degli anfratti montani. Dinanzi all’Orto la statua bronzea di Rita morente, lisa per le carezze di innumerevoli mani imploranti.

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