Bambini tremate…“le sdreghe” son tornate!
Il diffuso timore che la gente della Valnerina nutriva nei confronti delle streghe giustificava l’uso di una complessa serie di amuleti, formule e precauzioni che avremo modo di analizzare nelle righe successive. Nel parlare di fattucchiere ed incantesimi, è bene distinguere nettamente i dati offerti dalla letteratura medioevale sulla stregoneria dalle informazioni raccolte durante le nostre ricerche in Valnerina. In primo luogo, a differenza di quanto affermato in molti dei romanzi rinascimentali, le nostre “sdreghe” non nutrono nei confronti del diavolo quello stretto rapporto di sudditanza che faceva di lui il loro signore. Inoltre è assente, allo stato attuale della memoria popolare, la temuta figura della strega tempestaria capace di scatenare la potenza distruttiva dei temporali (anche se questa funzione stregonica dovette certamente esistere in una società agraria esposta all’arbitrio delle forza naturali). Non volendoci dilungare oltre, ecco tre categorie di oggetti particolarmente utili nella lotta contro le streghe!

1) Ferri di cavallo, schegge, cazzuole e…SCOPE DI SAGGINA
Tra gli oggetti impiegati per il loro potere apotropaico meritano particolare menzione i ferri di cavallo (purché usati a lungo dalle bestie) e le schegge degli assi provenienti dalle macine dei mulini. Per difendere l’abitazione dalle streghe si usava disporre dietro la porta una vecchia cazzuola da muratore contenente, per l’appunto, gli oggetti precedentemente citati: tali amuleti, a causa degli innumerevoli movimenti da essi compiuti (battiti, rotazioni e rivoluzioni), funzionavano come talismani. Per poter effettuare i suoi malefici, o per varcare la soglia della casa o della stanza, la strega dovrà conoscere il numero esatto di quei movimenti. La cifra funzionerà a mo’ di password. In caso contrario, la donna non potrà nuocere in alcun modo. Alla serie di amuleti che traggono il loro potere dalla difficoltà di conoscere il numero, appartiene la scopa di saggina. In questo caso, la fattucchiera dovrà conoscere esattamente il numero degli stami che compongono la ramazza. Per farlo, dovrà contarli uno ad uno prima che sorga il sole.

2) La croce e la stola del prete
Una seconda categoria di mezzi efficaci contro i malefici delle streghe era composta da oggetti appartenenti al culto religioso. Tra di essi, in primo luogo, vi è la croce. Ovunque, in Valnerina, per impedire alle streghe di nuocere, si usava ricamare una croce sugli abiti indossati dai propri famigliari Secondo un’antica tradizione vigente a Castelluccio di Norcia, le croci dovevano essere cucite la notte di Natale, quando il parroco intonava il “Gloria in excelsis Deo”. Estremamente indicata per allontanare la presenza nefasta delle streghe, era anche a stola da prete: si usava inchiodarne un lembo dietro la porta di casa. A Tazzo, piccolo paese alle porte di Cascia, forse a causa della vicina foresta che poteva servire da eccellente ritrovo per le streghe, si usava disporre la stola del prete – tagliata in parti uguali – all’interno di ogni stanza.

3) Il ginepro
Le piante dotate di foglie minuscole e numerosissime, come il ginepro o il timo serpillo, costituivano un importante amuleto contro le streghe. Per difendere il bestiame dalle insidie delle malvagie fattucchiere, si appendeva alla porta della stalla un ramo di ginepro assieme ad una fronda d’ulivo, la quale doveva essere state benedetta la domenica antecedente la Santa Pasqua. Oltre al numero delle foglie (che la strega avrebbero dovuto contare prima dell’alba), il potere apotropaico del ginepro è rivelato dalla speciale signatura di questo legno che, ardendo, produce una fiamma luminosissima e chiara. Per questa sua proprietà, il ginepro è usato per realizzare le torce con cui si illumina il tragitto per recarsi alla tradizionale messa natalizia. Con fascine di ginepro, inoltre, erano preparati i grandi “faoni” con i quali veniva celebrata la festa della traslazione della Santa Casa di Loreto.

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