La prima cassa in cui fu custodito il corpo di Rita, costruita da mastro Cicco da Cascia cui un miracolo restituì l’uso della mano storpiata, era di legno di pioppo, rustica e senza rifiniture, come si addici ad un lavoro urgente, dato che l’Avvocata degli Impossibili era appena morta. L’urgenza, però si rivelò inutile poiché, nel caso di Rita, la natura aveva rinunciato a seguire le proprie leggi. Quel corpo infatti non si corrompeva. Persino la sepoltura si rivelo superflua. Dopo giorni, anni e secoli nessuna traccia di corruzione. Solo un profumo che variava d’intensità e, soavissimo, aleggiava intorno a quel corpo.
Rita era una donna minuta, lo rivelano le misure della cassa: 158 cm di lunghezza, 30 cm d’altezza all’interno, 40 cm di larghezza alle spalle, 35 ai piedi. La cassa originaria, detta “Cassa Umile” – custodita ancora oggi in Monastero – era munita di coperchio. Vista la sua inutilità e l’afflusso di devoti, il coperchio fu schiodato e sostituito da un velo, in modo che il volto restasse visibile. Il velo a sua volta fu protetto da una leggera grata. Quando, nel 1457, venne costruita la Cassa Solenne, la prima cassa fu inserita nella nuova. In quell’anno, nell’Oratorio, era divampato un incendio – forse a causa della grande quantità di lumi e candele – ma la cassa ed il corpo erano rimasti illesi, tranne qualche lieve traccia di ustione, ancora riscontrabile sul legno.
Nella ricognizione, fatta da giudici e notai il 20 ottobre del 1626, giorno susseguente l’apertura del processo di beatificazione, il corpo della Beata appariva ancora incorrotto. La commissione dichiarò quanto segue: << Il corpo della serva di Dio era vestito con le vesti monastiche dell’Ordine di Sant’Agostino e appariva integro come se Costei fosse morta da poco, dal momento che vi era la carne, bianca in nessuna parte consunta e mostrava la fronte, gli occhi con le palpebre, il naso, la bocca il mento e tutta la faccia in così buono stato ed integra come quella di uno che sia morto nello stesso giorno.>> Le processioni di devoti che si recavano a venerarne il corpo cominciarono subito dopo la Sua morte. In una testimonianza arrecata al processo di beatificazione si legge che ogni anno, in occasione della festa della Beata: <<vanno in processione tanto uomini come donne e ragazzi, purché possano camminare, a visitare il corpo della Beata Rita e le offrono il cero pieno di danari, e questo lo facciamo per devozione. La processione la facciamo perché così hanno fatto i nostri antichi da quando è morta la Beata Rita. Di ciò è pubblica voce e fama ed io ho visto giungere la gente in processione da altri castelli e da altri luoghi>>.
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