In cosa consiste la “segnatura”?
In questo articolo non ci si occuperà della medicina tradizionale della Valnerina nel suo complesso, argomento quanto mai stimolante, visto e considerato che proprio nella Valle di Campli fiorì una delle scuole medico chirurgiche più celebri del Medioevo. Tema di questo “itinerario” sono le pratiche terapeutiche popolari nelle quali è ravvisabile una componente magico – religiosa. Fin dagli anni Sessanta del secolo scorso, in tutto l’Appennino Centrale era diffusa la presenza di specialisti – maschi e femmine – dediti alla cura dei “dolori” mediante “la segnatura” della parte dolente. Il nome dialettale di questa operazione terapeutica tradizionale deriva dal fatto che l’operatore usa passare sulla pelle del paziente un anello oppure uno spago, tracciando con essi una croce. La recitazione di speciali formule, trasmesse da operatore ad apprendista-operatore e mantenute segrete, è parte inseparabile del procedimento.
La segnatura del mal di denti
Per curare il mal di denti, si passava sulla guancia la fede matrimoniale recitando questa formula: S’è dolore te sse passa,s’è tignola te sse casca”. “Tignola” equivale a “carie”: dai tempi della medicina babilonese, si credeva che la carie fosse prodotta da un verme che forava il dente. Il motivo dell’impiego dell’anello nuziale, oltre che per il prestigio dell’incorruttibilità inerente all’oro, era dovuto al fatto che l’anello nuziale è un oggetto benedetto.
La segnatura delle storture
Il termine dialettale “stortura” comprende sia le distorsioni che le slogature. Nelle pratiche terapeutiche popolari esistevano degli specialisti nella cura delle “storture”, le quali venivano trattate usando determinate formule. Fra queste, la più diffusa così recitava: “Tòrta o rintòrta, carne purcina. Prima la mano de la beatissima Vergine Maria, prima le sue mani e po’ le mia. Se è la stortura, fammela passà”. Anche in questo caso, la recitazione della formula veniva accompagnata dallo strofinamento dell’anello nuziale sulla parte dolente.
La segnatura dei porri
Per la “segnatura” dei porri si soleva tracciare una croce con un rametto di ginepro sull’area interessata. Nel contempo, l’operatore pronunciava nome e cognome della persone, la data di nascita, il luogo dove era stata battezzata e la data del battesimo. Terminata l’operazione, il rametto veniva gettato nel fuoco. Il carattere magico del trattamento è evidente: l’ente patogeno, che si manifesta mediante la presenza di porri, viene trasferito su un elemento materiale che funge da “capro espiatorio”.
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