“Il Tevere non sarebbe il Tevere se il Nera non gli desse da bevere”.
C’era una volta un fiume
Recita così un antico proverbio che attraverso il ricorso alla saggezza popolare cerca di “dare a Cesare quel che è di Cesare” affermando una verità scientifica inconfutabile: il flusso costante delle acque del Nera, che presso Orte confluiscono nel Tevere, garantisce da sempre la portata del “biondo fiume” lungo il quale fu fondata Roma, quasi ad asserire che il Tevere è un affluente del Nera e non viceversa.
A prescindere dai detti popolari e dalla toponomastica, il fiume che sgorga dall’anfiteatro morenico di Vallinfante, nel territorio di Castelsantangelo, scorre per oltre cento chilometri ingrossandosi grazie alle acque dei suoi maggiori affluenti (Ussita, Corno, Campiano, Vigi, Velino) e riducendo, a tratti, la sua portata a causa delle copiose captazioni a scopo idroelettrico.
Il Nera nella letteratura classica
L’idronimo Nera deriva dal termine “nahar” o “nar” che, in base a differenti interpretazioni oggetto di atavici ed irrisolti scontri tra studiosi, riconduce ai significati di “zolfo” (secondo l’origine sabino – romana deriverebbe il nome dalle sorgenti solfuree di Triponzo), di “forte –impetuoso” (termine di origine greca) o di “narici” (dalla forma della roccia “a narici di bue” dalla quale scaturiva la sorgente del fiume in epoca storica). Cantato da Virgilio nell’Eneide e ricordato da Plinio il Giovane, Lucano, Silio Italico, lungo le sue sponde l’antico fiume ha visto nascere la millenaria civiltà dei Naharci prima a quella dei Sabini poi, gens italica che tanto quanto i Latini contribuì alla fondazione di Roma.
La città tra le acque ed una leggenda da scoprire
Negli anfratti della roccia calcarea, creati dalla sua lenta erosione, si insediarono evangelizzatori ed eremiti tra il III e il V secolo. San Benedetto percorse la sua valle per portare nel mondo la regola dell’’”ora et labora” e ritornò con i suoi discepoli ad “uccidere il drago” bonificando le sue sponde e le anime dei suoi abitanti. La figura del drago simboleggia il fiume che viene bonificato ed è, ad esempio, il simbolo della città di Terni, l’antica Interamna nahartium (città tra le acque), fondata sulle sue rive.
Lungo la valle transitarono i “poverelli di Assisi”, gli eserciti longobardi, saraceni e quelli dei papi, dei re e degli imperatori che per secoli depredarono queste terre, ambite zone di conquista.
Perché scegliere la Valle del Nera per un weekend in Umbria?
Il corso del Nera (e dei suoi affluenti) è da sempre via ed ostacolo alla comunicazione di merci e persone: qui l’ingegno e la fatica dell’uomo hanno dovuto escogitare soluzioni ardite per dominare le turbolente acque e le rupi scoscese (dagli scalpelli dei romani ai prodigi degli ingegneri idraulici e ferroviari del XX secolo).
Il piccolo ruscello che fuoriesce dalle sorgenti di Vallinfante ha modellato un paesaggio di rara bellezza naturale con il quale l’uomo ha stabilito fragili equilibri mantenuti nel tempo che hanno prodotto storie di vita, insediamenti, monumenti e opere d’arte di una bellezza spesso ruvida e spontanea come le rocce e le sorgenti che costellano il corso del Nera.
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