“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società.”, così scriveva Rita Levi Montalcini, neurologa di fama internazionale e figura iconica del femminismo italiano datato tardo Novecento. Riflettendo sulle parole della Montalcini, una domanda sorge quasi spontanea: perché, universalmente, l’8 di Marzo ricorre la Festa della Donna? New York, 1911: l’8 Marzo di quell’anno un gruppo di operaie statunitensi dichiara lo sciopero contro le aberranti condizioni di lavoro a cui erano sottoposte. Per stroncare la protesta, i proprietari dell’azienda bloccarono gli ingressi dello stabilimento, impedendo alle giovani operaie di uscire. Fu allora che si consumò il dramma: un incendio, scoppiato per ragioni sconosciute, uccise 146 donne, “ree” di aver difeso strenuamente la propria dignità di lavoratrici. Ed allora, nel ripensare alle parole della Montalcino con cui abbiamo aperto questa sorta di “editoriale” (non ce ne vogliano le grandi firme del giornalismo italiano) , ci sentiamo di dire che mai citazione fu più azzeccata. Tornando alla Valnerina, quali sono le figure femminili che ne hanno cambiato storia e destino? Ne abbiamo scelte alcune, restando fedeli all’immagine di “Terra dei Santi” (anzi, di Sante) con cui il Cuore Verde d’Italia è conosciuto in ogni dove.
Santa Rita da Cascia, storia di una nascita miracolosa e di un matrimonio sofferto
Secondo quanto ricostruito dagli storici , Cascia, nel Trecento, era dilaniata dalle contese tra nascente borghesia comunale, che deteneva il potere, e le classici popolari della città costrette a subite, oltre alla prepotenza dei ricchi, il peso degli esosi esattori pontifici. Nel 1381, in questo scenario di sangue e devastazione, nacque la Piccola Rita, divenuta successivamente “Avvocata e Santa degli Impossibili”. Un’antica tradizione narra che, mentre dormiva in culla, dalla sua bocca volarono cinque api, simbolo di divina elezione. Divenuta fanciulla, Rita trascorse la giovane età aiutando gli anziani genitori nel lavoro dei campo e dedicando alla preghiera molte ore, specie di notte. Nonostante ambisse all’abito monastico, Rita da Cascia – al secolo Margherita Lotti – fu promessa in sposa al “ghibellino” Paolo Lotti, fervente attivista dal carattere violente, figlio di mugnai ed oppositore del Papato. Docile all’obbedienza filiale ed alle consuetudini del Tempo, Rita accettò il volere dei genitori e sposò Paolo da cui ebbe due figli, forse gemelli: Gian Giacomo e Paolo Maria.

L’uccisione del marito e la prematura scomparsa dei figli, Rita entra in Monastero
Dopo diciotto anni di matrimonio, una notte, mentre scendeva da Collegiacone, Paolo fu assassinato, forse per vendetta politica. Rita, accorsa sul luogo del delitto, accolse le ultime parole del morente: di certo la donna conobbe l’identità degli uccisori ma non la rivelò ad alcuno, nascondendo la camicia insanguinata indossata dal consorte per non alimentare nei due figli orfani propositi di vendetta. In seguito, la donna dedicò tutte le sue forze a dissuaderli dal vendicare il padre del quale, probabilmente, essi avevano ereditato il carattere focoso. Tuttavia i giovanetti non accolsero di buon grado le suppliche della madre, se è vero che Rita – reputando la vita eterna più preziosa dell’esistenza terrena – giunse ad accettare l’idea di perderli piuttosto che vederli loro volta assassini. In breve tempo, uno dopo l’altro morirono, forse di peste. Privata dei suoi cari, alta oltre le nebbie del dolore, vide splendere la stella che aveva illuminato i suoi teneri anni indicandole la via del servizio divino nella consacrazione monastica.

La Santa di Cascia e il Miracolo della Spina
Durante il noviziato, diede prova di assoluta obbedienza come quando, per ordine della Badessa, continuò ad annaffiare ogni giorno un tronco secco fino a che la pianta rinverdì. Dedicata alla preghiera, Rita curò le profonde piaghe dell’anima, tanto da trascendere il ricordo della casta dolcezza coniugale abbandonandosi alla penitenza. Tuttavia la vita in Monastero non le impedì di continuare l’opera intrapresa da fanciulla, abbandonando all’occorrenza il chiostro per ristabilire la pace tra i suoi inquieti cittadini. Dopo l’ascolto di un sermone quaresimale, meditando sulla Passione di Cristo, ottenne un dono straordinario e doloroso: una spina della corona del Crocifisso dinanzi cui stava pregando le si confisse in fronte. Quella ferita atroce sarebbe rimasta aperta fino alla morte, tra gli spasimi di continue suppurazioni che fecero sì che fosse di fatto costretta a vivere in cella la maggior part del tempo. Durante l’ultimo anno della sua vita, chiese ad una sua parente – giunta in visita – di recarsi all’orticello di Roccaporena, ove nacque, per cogliervi due fichi ed una rosa. Nonostante le neve coprisse ogni angolo del borgo , con sommo stupore della donna, nell’orto di Rita fiorivano fichi e rose profumate. Il 22 maggio del 1457 Rita da Cascia al cielo.

Santa Scolastica di Norcia, sorella di San Benedetto patrono d’Europa
<< Scolastica, che s’era consacrata a Dio onnipotente fin dall’infanzia, soleva far visita a Benedetto una volta all’anno; e l’uomo di Dio scendeva ad incontrarla non lontano della porta del monastero, in una casa di proprietà del medesimo. Cosi, quando, come di solito, un giorno venne, il suo venerabile fratello scese da lei, accompagnato dai suoi discepoli. Trascorsero l’intero giorno a glorificare Dio e a parlare di argomenti santi, e all’avvicinamento delle tenebre della notte, cenarono insieme. Ora sedendo a tavola e prolungando la loro santa conversazione, s’era fatto piuttosto tardi; sicché sua sorella gli rivolse questa preghiera: QUESTA NOTTE NON LASCIARMI, TE NE PREGO, COSi’ POTREMMO FINO DOMANI MATTINA PARLARE UN PO’ MEGLIO DELLE GIOIE DELLA VITA CELESTE. Al rifiuto del venerabile fratello, la monaca pose sulla tavola le sue mani con le dite intrecciate e piegò su di esse il capo per innalzare la sua preghiera a Dio Onnipotente. E quando alzò la testa, benché minuti prima il cielo era terso, scoppiò una tale tempesta con lampi e tuoni, che nè il Venerabile Benedetto nè i monaci che erano con lui poterono mettere il piedi fuori dalla casa dove erano seduti. Tre giorni dopo, mentre Benedetto stava nella sua cella, levò gli occhi al cielo e vide l’anima della sorella che, uscita dal corpo, volava in forma di colomba verso le misteriose plaghe celesti.>> Con queste parole Gregorio Magno, all’interno del secondo volume dei Dialoghi, nel narrare le gesta di San Benedetto, traccia la storia di Scolastica da Norcia. Ancora oggi non si hanno informazioni sulla vita della Santa se non quelle riportate nelle righe precedenti. Sappiamo invece con certezza che Costei rappresenta, secoli or sono, il modello di riferimento per le donne appartenenti al movimento benedettino femminile.

Santa Scolastica, tra agiografia e leggenda
Secondo i monaci benedettini di Montecassino le reliquie dei Santi Benedetto e Scolastica sono collocate in loco, sotto l’altare maggiore della Basilica laziale. A tale proposito è doveroso menzionare una seconda ipotesi, meno accreditata rispetto alla precedente, secondo la quale le spoglie di Benedetto e Scolastica sono custodite in un luogo non specificato della Francia: non a caso nel 583 l’Abbazia di Montecassino fu distrutta dai longobardi, come profetizzato dal Patrono d’Europa, e le reliquie trafugate Oltralpe. Nel 660, l’abate dell’Abbazia Benedettina di Fleury, stupito nel leggere i Dialoghi di Gregorio Magno secondo il quale i resti dei due Santi sarebbero rimasti abbandonati sotto le macerie dell’Abbazia di Montecassino, affido’ al confratello Agiulfo il compito di recarsi nel Lazio per ritrovare le reliquie dei santi fondatori dell’ordine. Giunto in loco, il monaco vi trovò una delegazione proveniente da Le Mans, con il medesimo intento di rintracciare i resti di Benedetto e Scolastica. Fu così che le ossa più grandi, presumibilmente appartenute al Santo, furono alla comunità benedettina di Fleury mentre quelle di Scolastica, anatomicamente più piccole rispetto ai resti del fratello, vennero trasferite a Le Mans. Una piccola curiosità: alcune leggende agiografiche, inerenti il martirologio della santa e diffuse soprattutto nella provincia di Teramo, raccontano che Santa Scolastica subì l’amputazione finale della mammelle, per questo motivo Costei è anche considerata protettrice delle puerpere.

Riproduzione riservata ©