Sul finire degli anni Settanta, da un lato il considerevole aumento del flusso di pellegrini e la loro diversificazione in quanto a paesi d’origine, dall’altro le nuove esigenze dettate in maniera di confessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, indussero l’Ordine Agostiniano e le suore del Monastero di Santa Rita a considerare un nuovo progetto architettonico che permettesse ai pellegrini di prepararsi adeguatamente al sacramento della riconciliazione in spazi idonei, accuratamente pensati sia in funzione delle esigenze liturgiche che del notevole numero di fedeli.
Dopo accurate analisi progettuali, vennero incaricati della costruzione della nuova Penitenzeria gli architetti Rosario Scimieri, Francesco Genco e Maurizio Caproni. Fra gli artisti impegnati nella realizzazione delle opere da inserire nel nuovo complesso, un ruolo di primo piano spetto al leccese Armando Marrocco, che aveva già attivamente lavorato alla Basilica superiore. La “filosofia” che ispirò la realizzazione della Penitenzieria tenne presenti le disposizioni conciliari tendenti a restituire al sacramento della penitenza la sua insostituibile importanza ed a configurare il peccato come semplice fatto personale. La sfida consisteva nel progettare un’architettura al servizio non solo della liturgia, ma capace di predisporre il fedele ad entrare nello spirito della riconciliazione. La scelta dei materiali e dei colori, la gestione degli spazi, gli arredi, i simboli avrebbero dovuto concorrere, in una feconda sinergia, a permettere il raggiungimento di questo scopo. L’architettura, sacra in quando a ispirazione, avrebbe dovuto divenire architettura al servizio del sacro. Il pellegrino, entrando nella Penitenzieria, è invitato a compiere un percorso obbligato ed analogico che adombra e favorisce il compimento di un parallelo iter spirituale, passando da sala in sala fino ad uscir fuori rinnovato dal sacramento della penitenza. Le idee di “penitenza” e “riconciliazione” non avrebbero dovuto risolversi unicamente in un necessario pentimento con conseguente assoluzione dei peccati. Pentimento e riconciliazione hanno lo scopo di far sì che la persona possa accedere al sacramento eucaristico, senza il quale l’essere cristiano si ridurrebbe ad un’appartenzenza virtuale.
L’architettura e l’arte figurativa, in unità d’intenti ma per distinte vie, avrebbero dunque dovuto esprimere la necessaria consequenzialità tra riconciliazione nutrimento celeste. In questa direzione, accogliendo i suggerimenti dei religiosi ed intraprendendo lo spirito che animava la Chiesa, agirono quelli che cooperarono alla realizzazione progetto. In qualche modo, per arrivare ad esprimere efficacemente la realtà del mistero eucaristico, progettisti, tecnici, artisti dovettero prima sperimentare, tra di loro, una sorta di “comunione” di intenti affinando le rispettive sensibilità in vista del raggiungimento di un obiettivo comune. Nel 1986, il dieci maggio – mese sacro a Maria ed a Rita – venne inaugurata la nuova Penitenzeria.
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Da vedere:
- La Basilica di Santa Rita;
- Il Monastero;
- La Basilica Inferiore;
- La Chiesa di Sant’Agostino;
- Roccaporena di Cascia;
Nelle vicinanze:
- Norcia, la Città dei Santi Benedetto e Scolastica;
- Monteleone di Spoleto ed il Museo della Biga;
- Poggiodomo, la Terra del Cardinale;
Itinerari suggeriti:
- Cascia – Alla scoperta dei tesori Nascosti della Città di Santa Rita;
- Il Sentiero di Santa Rita;
- Cascia, la Città di Santa Rita – Itinerari e luoghi dell`arte in Valnerina;
- Da Cascia a Roccaporena: nei luoghi di Santa Rita;
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