Curio Dentato ed una data ha cambiato la storia dell’Umbria
La Cascata delle Marmore trae origine dall’apertura, nel 271 a.C., dell’emissario Curiano (detto Cava Curiana), voluto dal console di Roma Manio Curio Dentato. Tale emissario aveva lo scopo di liberare la pianura reatina dalle paludose acque del fiume Velino. Nel corso dei secoli tali acque, grazie all’azione di deposizione del carbonato di calcio, contribuirono alla formazione della rupe travertinosa delle Marmore, sbarramento naturale del lago reatino verso la valle del Nera. Molte furono le dispute tra ternani e reatini legate al deflusso delle acque che portarono nel corso dei secoli a lavori di adeguamento necessari a causa della “veloce” deposizione di roccia carbonatica e detriti che alzarono la soglia di scolo impedendo il deflusso. Nel 1417 Braccio Fortebraccio da Montone, signore dell’Umbria e della Sabina, fece costruire un nuovo canale detto Cava Reatina e papa Gregorio VII ne ordinò un intervento di restauro (Cava Gregoriana). Nel 1546 fu progettato un altro canale da Antonio da Sangallo il Giovane voluto dal Papa Paolo III, mentre alla fine del XVI secolo l’architetto Giovanni Fontana realizzò il Ponte Regolatore per volontà di Papa Clemente VIII. Tutti questi interventi non risolsero in modo definitivo il problema del corretto deflusso delle acque e quindi dell’impaludamento delle pianure reatine.

Una cascata di…energia
L’intervento decisivo fu realizzato solo alla fine del XVIII secolo grazie al nuovo “taglio diagonale” voluto da Papa Pio VI e realizzato dall’architetto Andrea Vici che ha dato alla cascata l’aspetto attuale e ha risolto l’annoso problema delle controversie tra Terni e Rieti. A partire dalla metà del XIX secolo il “salto” della Cascata venne utilizzato per la produzione di energia idroelettrica nella centrale di Cervara con la costituzione della società Industriale Elettrica della Valnerina (1866). Nel 1927 venne costruita la centrale di Galleto (ancora funzionante nei pressi di Papigno) che rappresentò per molti anni la più potente centrale idroelettrica d’Italia. Questo ed altri impianti, tuttora funzionanti, sono inseriti nel sistema di canali, sbarramenti e condotte del “Nera – Velino” che ancora oggi rappresenta un fiore all’occhiello dell’ingegneria idroelettrica del XX secolo. A questo sfruttamento industriale delle acque del Velino sono dovute le “aperture” e le “chiusure” della cascata, attraverso le paratoie mobili nei pressi dell’abitato di Marmore, programmate in base all’utilizzo del flusso per la produzione di energia idroelettrica.

I viaggiatori del Grand Tour
Da sempre la Cascata delle Marmore ha attratto personaggi di prestigio internazionale per la suggestione dell’ambiente naturale e per le opere dell’ingegno umano che l’hanno creata. Già citata da Virgilio nell’Eneide, è stata d’ispirazione, tra gli altri, per Silvio Pellico, Vittorio Alfieri, Giocchino Belli. Ma è durante il XVIII secolo che la Cascata viene inserita stabilmente come tappa nell’ambito del Gran Tour, il viaggio di formazione per artisti, letterati, scienziati, politici, regnanti e “rampolli di buona famiglia”, che dall’Europa continentale scendevano nel “bel paese” per vedere dal vivo le meraviglie storiche, artistiche ed ambientali italiane. Tra tutti spiccano personaggi come Lord Byron e il pittore Camille Corot (Valle di Papigno al mattino, collezione Bellon, Parigi) che, impressionati da questi luoghi, hanno lasciato delle pregevoli testimonianze artistiche ispirate dai flutti della Cascata e dai paesaggi di questo angolo di Valnerina.

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