“Non andare dove il sentiero ti può portare, vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia.”
Ralph Waldo Emerson
Ti è mai capitato di avvertire un’irrefrenabile voglia di partire alla scoperta del mondo? I tedeschi lo chiamano “Wanderlust“e letteralmente significa “desiderio di viaggiare”. Ne parlò, per primo, lo scrittore Joan Wolfgang von Goethe in alcuni dei suoi testi più celebri. Secoli dopo, in un lontano autunno del 1882, Franz Schubert dedicò a questo implacabile bisogno di scoprire e di scoprirsi l’inconfondibile “Fantasia Wonderer”, sinfonia per pianoforte in cui convergono tutte le esperienze compositive dell’autore. Ancora oggi nessuno sa spiegare da dove nasca questo desiderio, una cosa però è certa: c’è un solo modo per appagarlo pienamente, VIAGGIARE. Per questo ti consigliamo 3 cose assolutamente da fare nei dintorni di Ferentillo per Pasqua.
1) Visitare i borghi di Monterivoso e Colle Olivo
Visitando il borgo fortificato di Monterivoso, immerso nel verde della Valle del Castellone, l’attenzione del viaggiatore viene catturata da un antico tempio in stile romanico: la Chiesa di Sant’Antonio, un santuario perfettamente inserito nella skyline geometrica delle mura castellane e dominato dalla monumentale torre di avvistamento risalente al XIII secolo. All’interno della chiesa, consacrata al santo patrono del borgo, sono collocati ben sette altari databili 1700, finemente decorati con stucchi e tele policrome, fra tutte l’Orazione nell’orto, realizzata nel 1560 dal pittore Francesco Nardini ed un monumentale tabernacolo ligneo di scuola seicentesca.
Appena fuori dalle mura castellane, nei locali di un antico frantoio ancora funzionante, è stato allestito il Museo Etnografico della Civiltà Preindustriale Casarivoso, circuito espositivo ed antropologico dove sono raccolti oltre 2000 reperti che consentono al visitatore di conoscere ed approfondire storia, tradizioni e curiosità sulla storia della millenaria civiltà rurale della Valnerina.A “mezza costa”, lungo il versante destro del fosso del Castellone, si erge il piccolo borgo di Colle Olivo, circondato da secolari terrazzamenti con muretti a secco insediati da olivi, come suggerisce il toponimo del luogo. Nei pressi del piccolo borgo si gode uno splendido panorama sulla stretta gola del fosso del Castellone e sui monti circostanti.
2) Esplorare gli angoli più nascosti di Castellonbasso e Castellonalto
Quest’area inserita nel Parco fluviale del Nera ne rappresenta probabilmente la zona naturalisticamente più interessante. Lungo la valle svetta il borgo di Castellonbasso, tra le cui mura è custodita la chiesa di S. Pietro , edificata nel 1649 in corrispondenza dell’antico sentiero che collegava Ferentillo all’Ex Dogana Pontificia di Salto del Cieco. Più in alto, come suggerisce il nome, si erge Castellonalto che, forte della sua eccelsa posizione strategia, rappresentò uno dei più importati presidi difensivi della Valnerina. Particolare menzione merita la Chiesa di San Giovanni Evangelista, risalente al XVI secolo e caratterizzata da un’armonica facciata con campanile a vela. All’interno si celano pregevoli affreschi, fra tutti l’Incoronazione della Vergine, I Santi Apostoli e San Giovanni Evangelista, di autore ignoto presumibilmente appartenente alla bottega di Cola dell’Amatrice. .Percorrendo la carrozzabile che conduce al “Salto del Cieco”, lo sguardo può spaziare sulle pareti rocciose dove sono ancora presenti dei nidi d’aquila abbandonati e testimonianze di antiche presenze eremitiche (quali, ad esempio, l’Eremo di Sant’Egidio e La Romitoria), inseriti in una cornice naturalistica di grande suggestione.
3) Scoprire l’Abbazia di San Pietro in Valle
L’Abbazia sorge in un sito isolato alla falde del monte Solenne detto “Valle Suppenga”, sui resti di un tempio pagano, in corrispondenza del quale si sviluppò uno stanziamento eremitico grazie agli eremiti siriani Lazzaro e Giovanni nel VII sec. d.C. che qui si ritirarono in preghiera. Nell’VIII secolo, sembra a seguito di un’apparizione, il duca longobardo Faroaldo II volle costruire in quel luogo un primo monastero benedettino dove si ritirò a vita monastica e dove morì.
Nel complesso architettonico dell’abbazia si possono osservare il chiostro a doppio loggiato, il campanile romanico addossato alla chiesa (VIII secolo) con facciata rinascimentale e numerosi frammenti lapidei di epoca romana e longobarda inseriti nelle strutture che testimoniano le evidenti stratificazioni storiche del santuario. Nella chiesa si apre una navata con tetto a capanna e due colonnine che delimitavano lo spazio oltre il quale i non battezzati non poteva accedere. All’interno dell’Abbazia sono conservati 5 sarcofagi realizzati presumibilmente tra il I secolo a.C ed il III secolo d.C: in uno di questi riposano le spoglie terrestri del duca Faroaldo, facilmente individuabile poiché decorato con figure di iconografia dionisiaca.
Per quanto concerne gli affreschi sono da notare quelli del transetto sinistro: Sogno di Faroaldo e Storia dei Santi Giovanni e Lazzaro, del XVI – XVII secolo; dell’abside centrale: Redentore benedicente, Madonna in trono tra gli angeli, Santi benedettini, del XV° secolo, Madonna con Bambino tra le sante Lucia, Elisabetta, Cecilia e Caterina, del XI-XIII secolo; dell’abside di destra: Madonna in trono tra i santi Michele e Gabriele, del XIV secolo. Tuttavia il ciclo di affreschi di maggiore importanza è quello che copre le pareti della navata: questi cicli di affreschi rappresentano un significativo progresso della pittura del tempo ed anticipano di alcuni decenni le soluzioni tecniche successivamente adottate per realizzare la plasticità e l’espressività delle figure rappresentate.
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