Sulle orme dell’Avvocata degli Impossibili
E’ tradizione concorde, confermata anche da documenti notarili rinvenuti in loco, che Rita da Cascia visse nel monastero di Santa Maddalena per quasi quarant’anni. Se si considera il 1371 come anno di nascita della Santa (e si accetta il 1447 come data della sua morte) l’Avvocata degli Impossibili sarebbe stata accolta in convento intorno al 1407. Secondo gli agiografi del tempo, dopo la morte dei figli, Rita si recò a Cascia con l’intento di essere ammessa come postulante nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena. Riunitesi per esaminare la proposta di ammissione, le consorelle espressero all’unisono parere negativo. Il documento redatto dal capitolo motiva il persistente rifiuto con il fatto che Rita fosse vedova e che nel monastero erano ammesse a vestire l’abito solamente le vergini.
Un evento MIRACOLOSO
Secondo il Cavallucci, uno dei principali agiografi del tardo Medioevo, alla Santa degli Impossibili fu negato di entrare in Monastero per ben tre volte. Le fonti concordano nell’evidenziare la tenacia della postulante dinanzi ai rifiuti delle consorelle: Rita accolse i verdetti senza turbasi, al contrario, ringraziava Dio ed intensificava le sue orazioni. In seguito al terzo rifiuto, interviene il celebre episodio dell’aiuto prestato alla postulante da tre santi da lei particolarmente venerati: il Battista, Nicola da Tolentino ed Agostino d’Ippona. Durante una delle sue innumerevoli preghiere, che soventi si protraevano per tutta la notte, sarebbe avvenuto l’evento miracoloso. Di notte – nel mentre era intenta a meditare, la Santa sentì chiamare il suo nome alla porta ma, pur affacciandosi, non vide nessuno. Fu così che tornò nuovamente in preghiera, ignorando che di lì a poco quella voce robusta che aveva udito in precedenza sarebbe tornata a chiamarla. Affacciatasi di nuovo, la Santa scorse nel buio la figura del Battista che la invitò ad arrampicarsi sull’irto scoglio che si ergeva dinanzi l’abitazione della donna. Ad un tratto, al cospetto della donna si mostrarono anche Agostino d’Ippona e Nicola da Tolentino. Il Cavallucci, a cui abbiamo fatto riferimento nelle righe precedenti, narra che la postulante, accompagnata dai tre santi, condussero Rita nel monastero. Artisti e devoti avrebbero, più tardi, interpretato quel viaggio notturno come un volo.
Rita entra in Monastero
Quando, al mattino, le consorelle trovarono Rita nel coro del monastero – forse assorta in preghiera – si meravigliarono non poco di come fosse potuta entrare con porte e finestre sbarrate. Rita, allora, con molta semplicità e candore, spiegò loro ciò che le era capitato. Scosse dall’evidenza dei fatti, convinte dalla trasparente semplicità della novizia, le consorelle – riunitesi come prescriveva la Regola – accettarono all’unanimità la postulante. Secondo la tradizione, nel medesimo coro in cui l’Avvocata degli Impossibili era stata miracolosamente introdotta da suoi santi accompagnatori, si tenne il rito di accoglienza della postulante, cui sarebbe seguito, qualche tempo dopo, il noviziato e, trascorso un anno, il voto della professione solenne.
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