Divinazione e costume
Una delle applicazioni dei metodi divinatori tradizionali, forse la più frequente e sentita, riguardava la sfera dell’innamoramento e dell’amore. E’ molto probabile che le forme della mantica amorosa, di molte delle quali oggi in Valnerina sopravvive soltanto il ricordo, siano le espressioni superstiti d’una gamma di tecniche oracolari un tempo assai più variata. In questo articolo passeremo in rassegna tre di queste.
1)Il canto del cuculo
Nella Valnerina rurale, fino a qualche decennio addietro, le ragazze da marito usavano trarre pronostici amorosi dal canto primaverile del cuculo. Il responso veniva fornito dal numero di volte in cui, dopo aver pronunciata un’apposita formula, l’uccello ripeteva il suo verso. Ovviamente, se il ripetersi del canto era troppo frequente, le ragazze rifiutavano il presagio mostrando la medesima attitudine degli antichi romani i quali, dinanzi ad un presagio sgradito oppure infausto, dichiaravano di non prenderlo in considerazione.
2)Le foglie del bosso
In alcune zone della Valnerina, le ragazze da marito poggiavano sul piano rovente del camino, o sulla stufa, alcune foglie di bosso prelevate dalle siepi dei cimiteri: se le foglie si torcevano, le nozze erano prossime. Nel pensiero magico e religioso del contado umbro, la pianta del bosso è carica di valenze fauste: esprime la potenza della vita che si rinnova, della vita che resiste alle avversità, come le coriacee e lucide foglioline del bosso, col loro verde intenso, sfidano vittoriosamente l’inverno.
3)L’erba dell’amore
Nelle descrizioni delle ormai ex ragazze, si trattava di una pianta dai fiori gialli e foglie tondeggianti, dotata di forte potere urticante. Le ragazze se ne applicavano una foglia contusa sul braccio: la macchina rossa prodotta sulla pelle avrebbe svelato che il ragazzo vagheggiato contraccambiava l’amore; il formarsi di una piaga, invece, era interpretato come un riscontro sfavorevole.
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