Menta o mentuccia?
Oltre alla “menta romana”, coltivata negli orti, in Valnerina si usava anche la silvestre “mentuccia”, la quale – oltre ad una spiccata resistenza alle avversità climatiche – presenta le peculiarità di ricrescere e fiorire persino in inverno. Questa caratteristica contribuì a fare del “mentastro” un simbolo della virtù della perseveranza. Ovviamente, se si trasferisce dalla sfera etica all’ambito dell’amore questa eccezionale resistenza, la menta si presta a divenire anche allegoria dell’amore eterno, capace di superare ogni difficoltà grazie alla profonda ed impenetrabile forza che lo sorregge. Da qui l’usanza, in vigore tra gli innamorati, di scambiarsi mazzetti di menta.
Una leggenda assolutamente da scoprire
Una delle tante leggende della Valnerina, per spiegare l’origine delle virtù possedute dalla menta, narra che Maria – tormentata dalla sete durante la Fuga in Egitto – si dissetò con l’acqua fragrante che stillava da una pianta di menta. Grata del dono, benedisse la piante e la chiamo “erba buona”. Ancora oggi, in spagnolo, la menta è detta “hierba buena”, in tedesco “Unser Frau Minze” (Menta di Nostra Signora) ed in francese è chiamata “Menthe de Notre Dame”.
La menta nella mitologia greca
Alla menta viene attribuito anche il potere di scacciare gli insetti nocivi e di allontanare i serpenti. Si crede, inoltre, che vere un infuso di menta, o masticarne le foglie, sia un utile rimedio alle morsicature di serpenti velenosi. Ecco, dunque, svelata la funzione apotropaica della pianta. E’ bene ricordare che nei miti greci, la menta sarebbe l’esito della trasformazione vegetale di Menthe: una ninfa amata da Ade, signore degli inferi ed odiata da Persefone, sua consorte. Nelle simbologie vegetali, il binomio amore – morte appare inscindibile, come lo è in natura. Vi è anche da dire che le erbe fortemente aromatiche quali la menta, il rosmarino ed il timo erano usate – in Grecia – come giaciglio funebre per distendervi i defunti.
La “mentuccia” nella letteratura romana
Riguardo la mentuccia, nelle Naturali Historiae Plinio scrive :” Con le foglie si fanno impacchi e porzioni anche contro il morso dei serpenti nella dose di due dramme per due cyathi di vino. Contro le punture degli scorpioni si uniscono a sale, olio, aceto. Contro le scolopendre si impiega il succo di mentastro dopo averlo bollito. Contro ogni veleno si tengono da parte le foglie secche polverizzate. Sparso a terra, o bruciato, la mentuccia allontana gli scorpioni”.
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