Molte delle forme tradizionali un tempo associate al matrimonio – ci riferiamo soprattutto al corteo cerimoniale compiuto dagli sposi per recarsi in chiesa, al percorso della sposa verso la casa maritale ed alla preparazione del talamo nuziale – oggi vivono solo nel ricordo dei più anziani. Molti di essi, infatti, non essendosi sposati al modo dei loro padri, sono costretti a percorrere il tempo a ritroso per descrivere espressioni tradizionali cui hanno assistito da bambini, o veicolate dal racconto degli avi. In questo articolo, abbiamo ricostruito tre usanze VERAMENTE PAZZESCHE legate ai matrimoni celebrati un tempo in Valnerina.
1) Le “moresche”
Il giorno del matrimonio, la futura sposa vestita di bianco montava una cavalla ben foraggiata ed accuratamente strigliata. La testiera era adorna di fiocchi rossi, ciuffi di pelo di tasso contro l’invidia e di squillanti campanelli di bronzo detti “moresche”. La donna, montando all’amazzone, teneva le redini della sua cavalcatura mentre uno dei suoi fratelli (in genere il maggiore) conduceva la bestia per la cavezza. Accompagnava il festoso corteo un suonatore di “organetto” che, lungo tutto il percorso, intonava canti adatti all’occasione cui la comitiva rispondeva in coro.
2) La “parata”
Quando il corteo stava per uscire dal paese natale della sposa, i ragazzi del luogo usavano impedire il passaggio del corteo tendendo di traverso, sulla strada, nastri colorati. Tale usanza era detta “parata”. L’usanza dello sbarramento nuziale era diffusa in ogni regione d’Italia: nelle Marche veniva chiamata “sbarre”. Questo singolare costume prevedeva anche il dono, da parte degli sposi ai giovani festanti, di confetti e leccornie: tale gesto costituiva una sorta di compensazione simbolica vista la dipartita di una potenziale consorte.
3) Le “Fantèlle”
Secondo la tradizione, il letto nuziale non doveva essere visto dalla promessa sposa sino a quando non si fosse consumato il rapporto sessuale. Per questo motivo a preparare il talamo dovevano essere altre persone, comunque di sesso femminile, preferibilmente vergini (fantèlle). A tale proposito vi è anche da segnalare l’usanza scherzosa, diffusa in gran parte del territorio, consistente nel cospragere il letto nuziale con zucchero e sale così da ritardare l’agnotato amplesso.
Riproduzione riservata ©