Santuari di montagna
Attraverso la strada che dalla provinciale Cascia-Leonessa, porta alla frazione di S. Giovenale, si giunge al Santuario della Madonna della Paolina immerso nel silenzio dell’altopiano di Chiavano e nel verde dei prati ancora protetti dalle antiche delimitazioni arboree. Ai piedi dell’altura su cui è arroccato l’antico castello di Pianezza, si distingue il profilo elegante di questo piccolo santuario di montagna, punto d’aggregazione d’un’intensa fede popolare. La chiesa non ostenta moli possenti a turbare la semplicità del luogo, sembra piuttosto poggiata sull’erba, come un dono per la Vergine, nella bellezza d’inesauste fioriture e nella quiete di paesaggi che scandiscono le diverse stagioni dell’anno.
Un avvenimento…PRODIGIOSO
Per chi viene da Cascia diretto a Terzone, quello della Paolina è il secondo santuario che incontra sul cammino dopo il tempio italico-romano di Villa San Silvestro. Due luoghi di culto separati dal succedersi di campi coltivati e da un’irreversibile teoria di secoli; appartenenti a fedi e mondi diversi, ma accomunati dalla medesima certezza. La certezza che la preghiera può essere ascoltata da Chi, lassù, ha il potere di far splendere il sole e cadere la pioggia; di fecondare la terra perché produca messi ed erbe per i pascoli e di far sgorgare, eterno prodigio, acqua vivente dal suo grembo profondo. Nei due luoghi, a Villa San Silvestro e nei prati della Madonna della Paolina, è successo qualcosa che ha mutato il trascorrere del tempo quotidiano: un’apparizione? Un prodigio? Nel caso del santuario mariano, si tratta di un’apparizione: a una donna, Paolina Giovannoli, nativa di S. Giovenale, o forse di Buda, intenta a pascolare le greggi in quell’angolo protetto dai monti, comparve la Vergine operando un duplice prodigio: lo scaturire d’una sorgente e la guarigione di qualcuno che la storia non ricorda. La famiglia Giovannoli fece costruire un pozzo per custodire la polla miracolosa e, per grazia ricevuta, eresse un’edicola campestre in cui venne posto un dipinto di Maria col Bambino. Correva l’anno 1665.
Il 25 Agosto, “La Festa de la Paolina”
Il culto popolare andava crescendo senza sosta: i pellegrini giungevano, ormai, dall’Umbria, dall’Abruzzo, dal Lazio, dalle Marche. La “Festa de la Paolina” cade il 25 di Agosto, dieci giorni dopo quella dell’Assunta e, come la precedente, è festa di ringraziamento per le messi già stipate nei granai, esalta la vittoria del lavoro sorretto dalla fede nella Provvidenza, celebra la gioia di poter vivere fino al prossimo raccolto. E, come in ogni festa, il corso abituale del tempo è sospeso, assieme agli affanni e alle fatiche del vivere quotidiano. La festa realizza l’unione dell’umano col divino e, allo stesso tempo, favorisce l’incontro tra uomini provenienti da luoghi diversi, ma sospinti da una fede forte e condivisa. In occasione della festa si teneva e si tiene la grande “fiera de la Paolina”, un tempo importante mercato del bestiame. Oltre che dai miracoli succedutisi nei secoli, l’importanza del Santuario è favorita dalla sua posizione all’incrocio d’importanti e antiche vie di comunicazione che lo collegano con Leonessa e, tramite la Salaria, con l’Ascolano e l’Aquilano; una strada porta a Cascia e, passando ai piedi dell’antica rocca di Chiavano, giunge a Norcia congiungendosi con le vecchie strade della Valnerina e, da qui, con Terni, Spoleto e Foligno.
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