Un eremo da non perdere
Paterniano è il santo patrono di Cammoro, ma il suo culto è uniformemente diffuso in tutto il territorio di Sellano. Nel giorno della festa – celebrata il 10 di Luglio – dai borghi di Orsano, Cammoro e Pettino partono ben tre processioni dirette all’eremo. Secondo la tradizione, tra i miracoli attribuibili a Paterniano, vi è la guarigione di un fanciullo, presumibilmente nativo di Orsano, tormentato da una pustola alla gamba che non rimarginava. Bagnando la ferita nel ruscello che scorre ancora oggi vicino l’eremo, la piaga svanì prodigiosamente. Secondo gli agiografi, questo luogo – menzionato a più riprese nel “Codice Pelosius” del XVI secolo – ospitò Paterniano in eremitaggio. Dinanzi all’ingresso della chiesa, eretta nel punto in cui il santo trascorse l’esperienza cenobitica, trova collocazione la pietra sulla quale Costui era solito pregare.

Il sasso di San Paterniano
Epifanio Brama Filippini, detto “Fanio”, di Torre di Cammoro, racconta che il sasso che oggi si trova dinanzi alla Chiesa di San Paterniano, sul quale sono visibili le impronte del bastone, del ginocchio e del gomito del santo, una volta si trovava in mezzo al Fosso Mammoccio, luogo di notevole interesse naturalistico posto nelle vicinanze dei “i trocchi di San Paterniano”. Secondo la tradizione, gli abitanti di Pupaggi, intenzionati a portare la pietra miracolosa nel loro paese, tentarono inutilmente di smuoverla usando varie pariglie di buoi. A riuscire nell’impresa fu un anziano contadino di Cammoro – borgo di cui il San Paterniano è patrono – che, con una sola coppia di buoi, riuscì facilmente a trasportare il sasso sino alla chiesa.

Il “lascito” della famiglia Fiorelli
Parlando dei castighi inflitti a chi non osserva il precetto festivo del 10 Luglio, particolare menzione meritano le vicende connesse al “lascito” della famiglia Fiorelli. Secondo la tradizione, nelle campagne di Cammoro, oltre un secolo addietro, un aratore appartenente alla famiglia Fiorelli, stava lavorando la terra quando, all’improvviso, i buoi che tiravano il vomere impazzirono trascinando l’aratro nel bosco. Nella loro folle corsa, le due bestie giunsero al limitare di un precipizio. Dinanzi all’imminente pericolo, l’aratore gridò “San Paterniano, aiutame!“. I buoi s’arrestarono proprio sull’orlo del baratro. In cambio della grazia ricevuta, la famiglia Fiorelli s’impegnò a sostenere il prezzo della messa nel giorno del Santo. Questa usanza, intesa come una sorta di voto devozionale e dotato della medesima sacralità, viene detto “lascito” ed è ancora vigente.

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