La strada di Valcasana costituisce un itinerario di straordinario interesse ambientale, che penetra nel Massiccio del Coscerno per giungere fino ai castelli a nido d’aquila di Caso e Gavelli. La vegetazione è formata da un bosco compatto di carpino, orniello, roverella, acero montano e faggio, con notevole frequenza di alto fusto nei diversi luoghi inaccessibili o molto scoscesi. Risalendo verso il Piano delle Melette il bosco diventa più igrofilo con salice, pioppo ed ontano. L’ultimo chilometro di Val Casana fino a Scheggino mostra una vegetazione mediterraneo – montana con leccio, pino di Aleppo, roverella e bosso. Qui scrutando attentamente il cielo sarà possibile osservare l’aquila reale, il fiero abitante di questi monti, mentre rivolgendo lo sguardo a terra i più fortunati potrebbero scoprire il tartufo, conosciuto anche come diamante nero di Scheggino.
Le passeggiate nel territorio di Scheggino consentono di ripercorrere le strade storiche della Valnerina. Dalla porta Valcasana, realizzata nel XVI secolo, un tempo passavano il sentiero della transumanza ed un tratto della “Via del Ferro”, ossia la strada utilizzata per il trasporto di materiali provenienti dai giacimenti della Valnerina. Nel 1635 sotto il pontificato di Urbano VIII e grazie ai buoni uffici del suo segretario, il cardinale Fausto Poli, venne edificata a Scheggino una fonderia per la lavorazione del materiale ferroso. Al nipote del cardinale, Sisinio Poli, si deve invece la splendida Villa Poli che si faccia sulla SS 209, caratterizzata da un’imponente facciata, delimitata da due torri trasformate in colombaie. La passeggiata che scende da Scheggino a Ceselli consente di rivivere un singolare episodio storico: la fuga di Pio IX da Spoleto. Nel 1831 il Ducato insorse contro lo Stato Pontificio, obbligando il vescovo Giovanni Maria Mastai Ferretti, che inseguito divenne Papa Pio IX, ad abbandonare a piedi la città ed a sostare presso Osteria di Ceselli. Qui grazie all’aiuto del figlio dell’oste, tale Marcello Mercantini, il futuro Papa si mise in salvo a Leonessa, oggi comune del Lazio, ma all’epoca facente parte del Regno di Napoli.
Seguendo la strada carrozzabile di fondovalle in direzione della Cascata delle Marmore, si arriva dunque al duecentesco borgo di Ceselli, realizzato su un poggio della riva destra del Nera, in origine castello di pendio, eretto a difesa del feudo dell’Abbazia di San Pietro in Valle. Il nucleo originario del castello, risalente al XIII – XIV secolo, era attraversato all’interno da un’unica rampa, “strada di spina”, da cui, a destra ed a sinistra, si dipartivano vicoli ciechi che intersecavano i nuclei abitativi nella cinta muraria. Ceselli è stato comune autonomo fino al 1875 quando fu accorpato alla vicina Scheggino.
Una deviazione sulla sinistra dalla strada di fondovalle, all’altezza dell’Osteria di Ceselli, conduce a Civitella, che conserva buona parte della cinta muraria di forma ellittica e l’impianto castrense con strada interna collegante le due porte: la Porta Priora a monte, è preceduta da un adrone; la Porta da Piedi, all’estremità dello scosceso pendio, conserva solo l’arco ogivale di pietra da cui si diparte la via centrale che attraversa tutto il paese. All’interno dell’abitato un carosello di viuzze trasversali che collegavano le abitazioni e le tipiche case “di pendio” con le stalle a piano terra e le abitazioni al piano superiore. Nel castello, edificato a dominio di un vasto e fertile pianoro agricolo situato nella sinistra orografica del Nera ed a controllo dell’importo percorso montano che collega Spoleto con Monteleone e Leonessa, sorge la Chiesa di San Giovanni Evangelista, antica pieve che conserva il vecchio impianto trecentesco.
Lungo il percorso montano che da Ceselli sale a Civitella si trova il Santuario di Santa Maria della Luce, consacrato ad un’immagine della Madonna raffigurata in un affresco del secolo XV. La ristrutturazione cinquecentesca della chiesa si deve alla sua trasformazione in santuario mariano che per lungo tempo è stato meta di pellegrinaggi in diversi periodi dell’anno. Oltre Civitella, seguendo la strada carrozzabile che sale con ampi tornanti, l’itinerario raggiunge Monte San Vito che, perduta l’antica fisionomia di castello, si è trasformato in un pacifico borgo rurale dal quale una grandiosa vista aerea della Valle del Nera s’apre lo sguardo fino alla Cascata delle Marmore. La fondazione del borgo può essere collocata nel XII secolo come parte di un sistema di difesa che circondava il feudo dell’Abbazia di San Pietro in Valle, ma ben presto ottenne l’autonomia amministrativa. Le case dell’abitato di dispongono allineate sul crinale del colle, lungo le due strade principali, che confluiscono alle estremità. Al centro del paese, la Chiesa di San Michele Arcangelo, risalente al XIII secolo, con l’interno ad un’unica navata absidata.
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Nei dintorni:
– Cascia, la Città di Santa Rita;
– Preci, il Paese dei Chirurghi;
– Norcia, la Città del Tartufo;
– Scheggino, il Diamante Nero della Valnerina;
– Santa Anatolia di Narco, la Valle del Drago;
– Vallo di Nera, il Borgo-Castello;
– Cerreto di Spoleto, il Paese dei Ciarlatani;
– Poggiodomo, la Terra del Cardinale;
– Monteleone di Spoleto, il Leone degli Appennini;
Itinerari suggeriti:
– Cascia, Monteleone di Spoleto, Poggiodomo – Itinerari e luoghi dell`arte;
– Sant`Anatolia di Narco e Scheggino – Itinerari e luoghi dell`arte in Valnerina;
– Vallo di Nera e Cereto di Spoleto – itinerari e luoghi del l`arte in Valnerina;
– Da Cascia alla Cascata delle Marmore: alla scoperta della Valle del Nera;