Nella sua formulazione mariana, la pratica del rosario propone la meditazione dei misteri della vita di Gesù e di quelli della vita della Vergine dall’Annunciazione all’Assunzione in cielo. Nessuna devozione popolare fonde più intimamente e con maggiore semplicità il mistero della maternità di Maria ai misteri del Figlio. Nessuna pratica, nel ceto rurale, era più sentita e diffusa. Specie durante la brutta stagione, quando il clima permetteva ai membri della famiglia una presenza prolungata tra le mura domestiche, la recita comunitaria del rosario concludeva la giornata e vedeva il nucleo famigliare raccolto al completo intorno al focolare. Nella bella stagione, quando gli uomini erano impegnati nei campi o sui pascoli fino a tarda ora, chi si trovava in casa, in una sorta di tacito patto con la Vergine, seguitavano la pratica serale. Alla fine della corona, venivano recitate le preghiere di suffragio per le anime dei defunti pronunciando uno per uno, in lunghe litanie, i nomi di quelli di cui ancora si aveva memoria. Nel ricordo degli avi, la pratica del rosario rafforzava la koinè ideale della famiglia fondata sulla comunione tra vivi e defunti.

Nella chiesa principale di Scheggino, consacrata a San Nicola, è custodito un raro dipinto raffigurante la Vergine del Rosario. Nella foto, il centro storico del meraviglioso borgo.
Nella tela della Madonna del Rosario a Scheggino, ornata di corona regale, la Vergine siede su un trono sormontato da un rosso baldacchino sorretto da angioletti recanti mazzi di rose. Il Bambino assiso sul grembo reca nella sinistra una rosa, nella destra porge la corona del rosario ad un giovanile ed assorto Domenico di Guzmàn, fondatore dell’Ordine. Dinanzi a lui in latino, sulla pagina d’un libro aperto, si legge: “Prestate ascolto, figli, alla Regola del padre vostro sicché non abbiate ad abbandonare la mia legge”. Dirimpetto al santo, in ginocchio, Caterina da Siena dalla cui strimmate evaporano tenui effluvi luminosi. Tra i fedeli raccolti intorno al trono, San Pio V severo e barbato in vesti pontificali-
Quando il pittore dipingeva l’opera in questione, il ricordo della battaglia di Lepanto tramandato dai protagonisti era ancora vivo. Prima del grande agone navale, papa Pio – domenicano – aveva donato ad ognuno dei combattenti una corona del rosario affidando alla Vergine la protezione dell’armata cristiana ed alla sua intercessione la vittoria che avrebbe deciso le sorti dell’Occidente cristiano. Nei registri della Serenissima fu scritto a ricordo: “Non vires, non arma, non duces sed Maria Rosarii fecit nos victore: Non gli uomini, non le armi né i comandanti, ci rese vincitori Maria del Rosario”. Il giorno della battaglia, il sette di ottobre, a mezzogiorno, il pontefice ordinò di suonare a distesa tutte le campane di Roma per annunciare la vittoria della flotta cristiana. La nave più veloce avrebbe recato la notizia dall’Istmo di Corinto solo dieci giorni più tardi.

La Chiesa di San Nicola, nel cuore del Scheggino, al cui interno è custodita la tela raffigurante la Vergine del Rosario.
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Nei dintorni:
– Cascia, la Città di Santa Rita;
– Preci, il Paese dei Chirurghi;
– Norcia, la Città del Tartufo;
– Scheggino, il Diamante Nero della Valnerina;
– Santa Anatolia di Narco, la Valle del Drago;
– Vallo di Nera, il Borgo-Castello;
– Cerreto di Spoleto, il Paese dei Ciarlatani;
– Poggiodomo, la Terra del Cardinale;
– Monteleone di Spoleto, il Leone degli Appennini;
Itinerari suggeriti:
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