<<In quei giorni, un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea ed alla città di Davide chiamata betlemme, per farsi registrare insieme a Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perchè non c’era posto per loro nell’albergo>> (Lc 2, 1-7). Il concilio di Efeso, nel 431, proclamò Maria Madre di Dio in quanto da lei il Verbo “nacque secondo la carne”. Il Theotòkion bizantino, “Inno alla Madre di Dio”, recita : <<Tu hai generato il Figlio senza padre, questo Figlio che il Padre ha generato senza madre, prima che i secoli fossero.>>. Nell’iconografia sacra della Valnerina la maternità della Vergine, realizza, nella dimensione umana, la Paternità Divina. <<Il solo nome del Theotòkos – Madre di Dio – contiene tutto il mistero dell’economia della Salvezza>> (Giovanni Damasceno, De fide orth. 3,12).
Nelle prime rappresentazioni bizantine, la Theotòkos, la “Vergine Madre di Dio”, assisa in trono, tiene sulle ginocchia il figlio in atto di benedire, con il volumen nella mano sinistra ad indicare la sua natura di Logos, Verbo di Dio che trascende la natura umana. Entrambi, madre e figlio, in atteggimaento regale e, allo stesso tempo, ieratico, sono rivolti verso l’osservatore. Regalità ed ieraticità: qualità inerenti alla natura di Cristo, Re e Sacerdote secondo l’ordine di Melchitsedeq, cui partecipa Maria e, mediante il battesimo, ogni cristiano.
Nell’arte bizantina, la Vergine col Figlio sulle ginocchia in atteggiamento benedicente, è detta: Oditrigia: Colei che mostra la Via, ossia il Salvatore che di se stesso disse :<<Io sono la via, la verità e la vita>>. (GV 14,8). Spesso, la Oditrigia, è rappresentata tra due angeli. Questi, a volte, sorreggono una cortina che fa da sfondo, come nell’aggraziata rappresentazione della Vergine col Bambino – custodita nella Chiesa di San Nicola, a Scheggino– nella quale gli angeli accompagnano l’apertura del sipario che inquadra la sacra rappresentazione.
In una dolce versione rinascimentale della Oditrigia, dipinta dal pennello dello Spagna per la Chiesa di San Michele Arcangelo a Gavelli, l’antica ieraticità della Madre si scioglie nel gesto del capo, leggermente reclinato verso il figlio, ma col limpido sguardo rivolto al popolo in preghiera. Un motivo iconografico assai diffuso, che attinge al repertorio tematico della maternità, è quello della “Vergine della Compassione”, raffigurata nell’atto di reclinare il viso verso il figlio, o di toccare con la guancia il viso di Gesù. Per analogia, il gesto di Maria è rivolto a tutta la Chiesa e ad ognuno dei suoi figli.
Tornando al tema della maternità nell’arte sacra della Valnerina, in un antica formula popolare, dedicata alla Madonna dell’Eremita di Piedipaterno, il fedele sembra voler sostituirsi al divino bambino e prendere il suo posto tra le braccia della vergine per essere avvolto e riscaldato dal suo amore: <<Madonna de la Romita siete, vostro fijolo in braccio lo tenete cò tanta carità e co’ tanto amore: levateci dal cuore ‘gni male, ‘gni pena e ogni dolore>>. Aspirazione legittima: solo accogliendo ognuno dei figli nella dolcezza delle proprie braccia, la Vergine realizza il mistero della Maternità nella sua pienezza, adempiendo il ruolo riservatole fin dagli inizi dei tempi: essere la vita materna al Cristo.
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