L’arte è testimone del proprio tempo: documenta la cultura e la sensibilità degli artisti che l’hanno concepita e manifesta le aspettative del pubblico cui è destinata. Non c’è da meravigliarsi – quindi – se da un punto demo-antropologico, un’opera celeberrima può essere meno rappresentativa di un anonimo prodotto dell’arte minore. In questa prospettiva la chiesa della Madonna Bianca, lesionata dai terremoti del 2016, era ed è una testimonianza esemplare. Non a caso – in tempi antichi – la biblia pauperum, affrescata sulle pareti del santuario, risultava comprensibile a poveri e ricchi, veicolando i contenuti della dottrina cristiana attraverso rappresentazioni dal valore universale. Se alle maestranze che si sono cimentate nella realizzazione del tempio spettava il compito di adattare le funzioni della santità alle esigenze della storia, a noi spetta il dovere di ricordare questo luogo attraverso alcune curiosità che difficilmente troverai nei libri di storia dell’arte.
LE IMMAGINI PROPOSTE DI SEGUITO SONO ANTECEDENTI AI TERREMOTI DEL 2016.
Tra divinità etrusche e gens romane
Ubicata lungo un’importante via di comunicazione che passando per la Forca di Ancarano raggiungeva il litorale adriatico, la chiesa della Madonna Bianca – originariamente – presentava una sola navata. Il titolo di “Nuova” si spiega in relazione alla chiesa benedettina di S. Maria Vetere o “del Castello”, annessa alla rocca sovrastante. In alto tra i boschi, svettano le imponenti rovine di Castelfranco, distrutto dal terremoto del 1328, o da eventi bellici posteriori. La storia del luogo rimanda molto addietro nel tempo, fino al probabile culto di Ankaria, divinità etrusca venerata anche nel Piceno, e alla presenza di una gens Ancaria ampiamente documentata dalle iscrizioni rivenute in loco. Il portale tardo-gotico, opera di maestri lombardi, viene fatto risalire alla fine del secolo XV. Nello stesso periodo venne costruita la navata di destra e aggiunto il portico laterale a sei arcate sorrette da svelte colonnine, coperto da volte a crociera. Forse nel 1522, anno in cui la chiesa passò alla Basilica Lateranense, antistante alla facciata, venne realizzato il portico a quattro arcate che s’affaccia sulla Valle Campiana. Nell’edicola a sinistra del portale, affrescata dalla tarda bottega degli Sparapane, trovò collocazione una Madonna in trono con Bambino tra i santi Bernardino e Sebastiano mentre, sulle vele della piccola crociera, vennero affrescate le icone quattro evangelisti.

Alcune piccole curiosità sulla chiesa della Madonna Bianca
Parlando dell’interno (oggi non visitabile) – considerato il susseguirsi di figure di santi, spesso ripetute, sulle pareti e sugli altari di questa antica chiesa frequentata soprattutto dal ceto rurale – risulta spontaneo chiedersi il motivo di tali ripetizioni all’apparenza superflue. Nella devozione popolare, il sacro svolge anche funzioni utilitarie: protezione contro i mali, propiziazione della salute e dell’abbondanza e, non meno, fornisce cura e rimedi contro le malattie. Da questa prospettiva, meritano particolare menzione le raffigurazioni S. Sebastiano e S. Rocco che, assieme all’Arcangelo Michele, erano invocati contro le epidemie di peste che periodicamente desolavano la Valnerina. A tale proposito, nel 1855, nel pieno di un’epidemia di colera, un uomo del posto, particolarmente fedele ai Santi Sebastiano e Rocco, ne fece restaurare le vecchie statue lignee destando i santi dal loro sopore. Vari committenti potevano chiedere agli artisti di affrescare, nella medesima chiesa e sulla stessa parete, l’immagine di uno di questi santi come ex-voto per lo scampato contagio. Ciò poteva avvenire nel corso d’una medesima epidemia, o di diverse sicché le figure potevano giustapporsi e, nel corso dei secoli, anche sovrapporsi. In ringraziamento per un parto felice, una madre poteva far dipingere una Madonna col Bambino, o una Madonna del Latte, se aveva ottenuto il latte per nutrire i suoi figli. Lo stesso vale per i santi patroni di ogni attività produttrice e artigianale. Un’attenta lettura delle immagini della devozione popolare, permette dunque di ricostruire la storia e i costumi del luogo e di cogliere le strette relazioni tra religione e vita quotidiana. I Santi, compresi quella della cultura e della tradizione popolare, sono “valori” che incorporano i bisogni umani, emozioni e sentimenti profondamente umani. I

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