Il “Leone degli Appennini” ed una storia lunga 5000 anni
Monteleone sorge in posizione strategica su un poggio che domina la valle del fiume Corno in un’ampia e fertile conca modellata da dolci colli con insediamenti sparsi. Qui le siepi delimitano piccoli appezzamenti coltivati prevalentemente a farro DOP, in un territorio abitato fin dall’età del bronzo poi dai romani, dai Longobardi (Santa Maria de Equo) e successivamente divenuto avamposto a confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli.Il toponimo sembra derivare dall’appellativo di “leone degli Appennini”, per il suo manifestarsi al viaggiatore come un castello cinto da mura e torri in posizione strategica lungo importanti vie di comunicazione e come baluardo dello Stato Pontificio verso il regno di Napoli ( e forse anche per il carattere fiero e bellicoso dei suoi abitanti)

Monteleone di Spoleto, un borgo “bandiera arancione”
Entrando dalla Porta spoletina si apre Corso Vittorio Emanuele II che, fiancheggiato da edifici gentilizi del XVI – XVIII secolo, conduce alla scalinata che sale attraverso torre dell’orologio nella zona più antica dove sono il Palazzo dei priori, la Chiesa di San Francesco, la piazza del Mercato ed il Portico delle Misure. Questi edifici e monumenti testimoniano ancora oggi gli “antichi splendori” e l’anima di Monteleone, un “castello di confine” posto a guardia del territorio della Valnerina, oggi bandiera arancione del Touring Club Italiano.

Il Principe Guerriero ed una biga trafugata
Il personaggio più illustre di Monteleone fu, probabilmente, un principe che, nel secondo quarto del VI secolo a.C., fece costruire (in stile ionico, da un artigiano etrusco di Perugia o di Chiusi) una biga che volle seppellita nel suo tumulo per presentarsi con essa al cospetto degli dei. La biga venne rinvenuta presso il Colle del Capitano nel 1902, insieme ad un ricco corredo, nella tomba del principe e, subito venduta, fu esposta dall’anno successivo al Metropolitan Museum di New York dove ancora da bella mostra di se. Una copia è a Monteleone nel complesso di San Francesco.

Dalla Grecia Antica al cuore verde d’Italia, quando il mito diventa arte
La biga non era un simbolo di guerra ma un emblema aristocratico. Il trittico dei pannelli che la compongono presenta scene della vita del guerriero che vanno dall’iniziazione con consegna delle armi, al combattimento glorioso, per finire con l’apoteosi che rende l’eroe un semidio. La struttura è in legno di noce ricoperto di pannelli e lamine di bronzo. Tra i soggetti mitologici rappresentati a sbalzo si possono osservare, nel pannello centrale, la testa di Medusa sopra al muso di un felino ringhiante sormontata da un elmo corinzio con testa di ariete. Una donna (a sinistra), identificata con Teti figlia di Oceano, consegna le armi forgiate da Efesto (elmo), ad Achille (a destra).

Nella bottega del Manzù
Nel pannello di sinistra il duello tra Achille e Mémnon e nel pannello di destra l’apoteosi di Achille che si invola nella Terra dei Beati su una biga simile a quella sulla quale è rappresentato. Altre figure umane ed animali impreziosiscono il reperto che è dotato di due ruote ad otto raggi e di un lungo timone. Una fedele copia della biga, realizzata dagli allievi della scuola d’arte dello scultore Giacomo Manzù,è attualmente esposta in una mostra permanente ubicata nei sotterranei della chiesa di San Francesco di Monteleone di Spoleto (per informazioni e orari: www.comune.monteleonedispoleto.pg.it).

La “Via del Ferro”
Il territorio di Monteleone di Spoleto ebbe in passato una certa importanza per l’estrazione del ferro. Le aree di prelievo erano distribuite in diversi punti del territorio. Le miniere più ricche furono quelle di Monte Birbone, nella zona di Butino. Una forte spinta all’estrazione venne data da Papa Urbano VIII che, nel 1634, fece aprire la “via del ferro”: una strada che dalla Flaminia attraversava Montefranco, Ferentillo, Caso, Gavelli e raggiungeva Monteleone per poi proseguire per Cascia e Norcia attraverso il ponte delle Ferriere costruito a cavallo del fiume Corno. Qui si trovava la fonderia che utilizzava le acque del fiume per i processi di lavorazione del minerale.

La Valle del Corno, dove l’Umbria diventa più verde
L’area è divisa dall’ampio fondovalle del fiume Corno che nascendo dal versante settentrionale del massiccio del monte Terminillo (2217 m s.l.m.) ne convoglia le acque con un flusso a carattere stagionale. L’area occidentale del territorio è delimitata dal crinale monte Carpellone (1446 m s.l.m.), monte Aspra (1652 m s.l.m.), monte Motola (1573 m s.l.m.), monte Birbone (1501 m s.l.m.), monte Sciudri (1427 m s.l.m.) che divide questa zona dall’area della media Valnerina. Il castello di Monteleone sorge in un’ampia area collinare alle falde di questa piccola catena montuosa. Lungo il versante destro del fiume Corno l’area orientale è dominata dal monte Cornuvolo (1365 m s.l.m.) che sovrasta il piano di Ruscio delimitato a sud dalla valle di Rescia ed a nord dai dolci rilievi oltre l’abitato di Trivio che immettono nel territorio di Cascia.

Emozioni ad alta quota
Molti possono essere gli itinerari da percorrere a piedi, in mountain bike ed a cavallo: dagli itinerari sommitali del monte Aspra con splendide viste sui monti Sibillini e sul Terminillo alle più tranquille passeggiate lungo i colli e nelle vallette che convergono nel corso del Corno che permettono in ogni caso di immergersi totalmente nella storia e nella natura di questo angolo remoto di Appennino.
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