“Anche il più lungo dei viaggi inizia con un passo.”, recitava quel vecchio detto cinese che sembra esorti l’animo umano ad elevarsi oltre la più ardua delle salite, oltre quelle torri di fumo che segnano il confine tra sensibile e trascendente, tra ciò che la ragione rifugge ed il cuore rivendica. Yin e Yang, entità tanto complementari quanto antitetiche che qui assumono la connotazione di Terra e Cielo, congiunzione ancestrale di quell’ordine cosmico che qui manifesta in valli soggiogate da rocche e castelli, fortificazioni dell’animo e della mente. Il nostro viaggio inizia proprio da una valle, quella di Narco, e dal suo fiume che qui si rivela metafora di un percorso interiore dall’incedere ciclico capace di restituire all’animo umano i gradi di marinaio e naufrago.

Stretto di Biselli – Fiume Nera.
Lambita dalla Strada Statale 209 la Val di Narco abbraccia il viaggiatore nell’ampio respiro del suo ventre iniziandolo ad un’esperienza dai contorni onirici in cui gocce d’acqua e di memoria infinitamente piccole celano ciò che è infinitamente grande ed eterno segnando l’inizio di quei tragitti interiori che temprano l’animo.

Valle del Fiume Nera , da Monte San Vito.
Nell’osservare il laconico silenzio che il Nera porta con se riaffiorano nella mente, come foglie trasportate dalla corrente, le parole del geografo italiano Eugenio Turri secondo il quale il tempo del paesaggio non coincide con il tempo dell’uomo perché il tempo del paesaggio è il tempo del silenzio ed il tempo dell’uomo è il tempo del rumore. Un silenzio che è interiore ma che lungo questi argini si manifesta nello scorrere e nel fluire del Nera, movimenti che appartengono all’acqua come alla musica, manifestazione del procedere inesorabile del tempo. Acqua che quindi è armonia ed equilibrium , espressione della creazione infinita che si eleva al cielo in località Santa Anatolia di Narco, dove il Nera bagna l’Abbazia dei Santi Felice e Mauro.
Cattedrale di pietra e bibbia pauperum consacrata ai due santi siriani che intorno al V secolo a.C bonificarono la Val di Narco, l’Abbazia dei Santi Felice e Mauro, vestibolo di ingresso nella contemplazione dello Spirito, racconta tra le piaghe dei fregi che la decorano le vicende dei santi uccisori del drago, nel cui mito si cela la bonifica della Valle che le esondazioni del Nera rendevano malsana. Svestito il saio quei monaci venuti dalla lontana Siria indossarono le vesti pagane dell’Homo Faber, trionfo della tecnica e della sapienza umana, sinonimo di una spiritualità che qui rifiuta il possesso prometeico della natura perché rappresentazione di quel Motore Immobile da cui tutto ha origine ed in cui tutto si risolve. La facciata, massima espressione dell`architettura romanica spoletina nella sua seconda fase, celebra la bellezza dei mosaici cosmateschi che la decorano consacrando le vicende dei santi uccisori del drago alla gloria degli altari.
Immobile allo scorrere del tempo il rosone a doppia corolla con i simboli evangelici sublimato da rilievi che narrano la storia travagliata di San Felice, elemento ornamentale simbolo dell’esperienza umana, monito scultoreo dall’effetto bipolare, capace di elevare l’animo del viaggiatore ed al tempo stesso ancorarlo alla sua natura che è mortale ed incompleta.
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Nei dintorni:
- Cerreto di Spoleto, il Paese dei Ciarlatani;
- Vallo di Nera, il borgo-castello;
- Scheggino, il Diamante Nero della Valnerina;
- Postignano, un castello all’orizzonte;
Itinerari suggeriti:
- Cerreto di Spoleto, Vallo di Nera, Sant`Anatolia di Narco, Scheggino – Tra Cielo e Terra: Gli itinerari del Sacro in Valnerina;
- Da Cascia alla Cascata delle Marmore: alla scoperta della Valle del Nera;
- Sant`Anatolia di Narco – Il Piano delle Melette;
- Sant`Anatolia di Narco – Le Faggete del Laghetto di Gavelli;
- Scheggino – Da Scheggino a Sant`Anatolia di Narco: Il Museo della Canapa;