Sebbene il tema delle credenze e delle usanze che accompagnano la nascita non sia argomento di facile trattazione, non possiamo non citare, in riferimento al ricco patrimonio antropologico che contraddistingue la Valnerina, due usanze di eccezionale interesse, sia per la loro rarità, sia per l’arcaicità della struttura del pensiero che ad esse soggiace. Si tratta di due autentici “fossili” che rimandano ad orizzonti culturali di estrema antichità, come dimostrano le comparazioni, specie nel secondo caso: quello dell’albero da cui si prelevano i bambini.
Secondo una delle più antiche declinazioni del pensiero magico e religioso della Valnerina, nelle cavità naturali che si aprono nei tronchi di alcuni alberi, specie nei salici, si depositano foglie secche che si trasformano in terriccio. Gli uccelli, che usano quelle cavità come nido, inseminano il terriccio con i semi delle bacche, o dei frutti dei quali si sono cibati. Quando accade che in una di tali cavità nasca una pianta di sambuco, questa viene detta “legno stregone”. Le donne incinte usavano portare sul corpo un pezzo di quel legno fino a parto, senza mai toglierselo di dosso, perché credevano che il “legno stregone” impedisse l’aborto. Allo stesso scopo, anche alle asine incinte si usava assicurare alla criniera un pezzo del medesimo legno. Il secondo dei due “fossili” antropologici attraverso i quali ricostruire le origini del pensiero magico della Valnerina è strettamente connesso al culto dell’albero di quercia. A Cortigno, vi era una secolare quercia dove le donne del luogo si recavano per avere figli. In prossimità della base, la quercia presentava una cavità ed anche il tronco era cavo con le formiche che vi deponevano le uova. Le donne, inginocchiatesi presso la cavità, vi introducevano le mani per “prendere” i bambini che ivi erano contenuti, evidentemente, in forma di “anime”, o di soffi vitali capaci di insediarsi nell’utero materno.

Lo schema triangolare dell`insediamento di Cortigno richiama una tipologia frequente nei castelli di pendio, ma attualmente non vi si osservano tracce di cinta muraria ne di altri elementi fortificate, se si fa eccezione per una torre isolata a monte dell`abitato.
Questa arcaica usanza si presta ad una serie di puntuali comparazioni con culture d’interesse etnologico lontane dalla Valnerina: la tribù australiana dei Warramunga, ad esempio, crede che lo spirito dei bambini, minuscolo come un granello di sabbia, viva dentro certe specie di alberi. Le donne si recano dove crescono quegli alberi per avere figli. Ciò che Vinigi Grottanelli scriveva a proposito degli australiani, può essere applicato a tutte le società arcaiche: << Il singolo bambino non è mai propriamente concepito dalla madre né generato dal padre: esso preesiste come piccolo essere già dotato di un certo grado di personalità e di iniziativa, tanto è vero che è lui che in certi casi “sceglie” i suoi genitori e non viceversa.>>
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Da scoprire:
- Cascia, la Città di Santa Rita;
- Preci, il Paese dei Chirurghi;
- Norcia, la Città del Tartufo;
- Scheggino, il Diamante Nero della Valnerina;
- Santa Anatolia di Narco, la Valle del Drago;
- Vallo di Nera, il Borgo-Castello;
- Cerreto di Spoleto, il Paese dei Ciarlatani;
- Poggiodomo, la Terra del Cardinale;
- Monteleone di Spoleto, il Leone degli Appennini;