<<Venne il giorno degli Azzimi nel quale si doveva immolare la Pasqua e Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo loro: “Andate a prepararci la Pasqua afffinchè mangiamo”. Gli dissero: “Dove vuoi che prepariamo?”. Disse loro: “Quando sarete entrati nella città, incontrerete un uomo che prota una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa in cui entrerà e direte al padrone della casa che il Maestro di manda a chiedere dov’è la sala ove potrò mangiare con i miei discepoli. Egli vi mostrerà una sala superiore, ampia e già allestita: li preparate (Lc 22, 7-13).>>
Nell’ultima cena del Filocamo, conservata nella Basilica di Santa Rita a Cascia, non nella stanza del cenacolo – come tramanda la scrittura – ma fuori le mura della città, è apparecchiata la lunga tavola coperta da una candida tovaglia come per un lieto momento conviviale. La brezza primaverile scorre tra le pieghe del lino. La luce del vespro dal cielo sereno scende leggera sulle cose e, tingendosi di rosa, accarezza lontane montagne. Accanto alla tavola, l’orcia dell’acqua: un cane intento a rosicchiare un osso. All’altro estremo, in terra, la fiasca del vino, il canovaccio usato per trasportare vivande e stoviglie. Il Maerstro siede al centro, dinanzi a lui il calice ed il pane non ancora benedetto.

Luigi Filocamo, l`Ultima Cena (Basilica di Santa Rita, Cascia).
Giovanni gli appoggia il capo sulla spalla. Pietro conversa con lui. Gli altri chiacchierano tra loro. Nè la quiete dell’ora nè la letizia dei commensali farebbero presagire il tradimento e l’avverarsi di due eventi di cui uno, l’istituzione dell’Eucarestia, muterà per sempre la relazione tra Dio e l’uomo mentre l’altro, la Resurrezione, sancirà la natura divina di quel bambino nato in una stalla ed aprirà all’umanità la via dei cieli. Ma, ecco, il segno sta per essere dato da quell’apostolo che, solo e pensoso, siede al lato opposto del Maestro. Sotto il mantello, egli nasconde allo sguardo di colui che scruta nel segreto dei cuori la borsa del denaro, prezzo del tradimento: 30 denari, la somma prescritta dalla Legge per risarcire la perdita di uno schiavo.

Basilica di Santa Rita, ingresso.
Quell’aposto non si perderà per la gravità della colpa commessa nè per non essersi pentito: si perderà per aver disperato del perdono dell’amico che aveva salvato la prostituta e l’adultera e, sulla croce, avrebbe salvato il ladrone pentito e perdonato i suoi carnefici. Dietro il tradimento c’è un protagonista invisibile la cui presenza permette di ricollegare l’Ultima Cena all’episodio delle tentazioni di Cristo nel deserto: in Giuda <<era entrato Satana>> (Lc 22, 3). Sconfitto nel deserto, prima di allontanarsi, Satana ammonisce Gesà che sarebbe tornato << a tempo opportuno>>. E difatti tornò quando Giuda inghiottì il boccone che Gesù gli aveva offerto sancendo l’effimero trionfo del demonio.

Basilica di Santa Rita, scorcio.
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