Pur essendo ben presente nella religiosità popolare nel suo ruolo di istigatore al male, nel leggendario della Valnerina, il diavolo svolge un ruolo davvero trascurabile. Ecco, dunque, alcune historiolae raccolte sul territorio:
Il cavallo bianco di Trognano: sebbene i nostri informatori dubitino se attribuire al diavolo l’apparizione che tratteremo nelle prossime righe, la tipologia della medesima sembra suggerirne l’appartenenza alle manifestazione “diaboliche”, o quantomeno alle manifestazioni delle anime dannate. Circa un secolo addietro, una madre e le sue figlie, mentre dormivano in una casa del paese, udirono lo scalpitare di un cavallo ed un rumore di catene trascinate. Affacciatesi, videro da lontano un grande cavallo bianco che correva tirandosi dietro le lunghe catene. Appena fuori dal paese, il cavallo scomparve in una grande fiammata. L’apparizione si ripeté per varie volte con la medesima modalità ed ogni volta, quando qualcuno si recava sul luogo per ravvisare gli effetti della violenta fiammata, non trovava traccia di alcuna combustione.
L’infante diabolico: Una notte, un uomo si recava a cavallo sulla strada che conduce da Roccatamburo a Ponte. D’un tratto, sul ciglio della strada, scorse un piccolo fagotto: un bambino abbandonato involto nelle fasce. Colto da pietà, l’uomo lo raccolse e lo tenne con sé sulla propria cavalcatura. Percorso un tratto di strada, il bambino iniziò a pesare e, man mano che passava il tempo, diveniva sempre più pesante fino a quando il peso, divenuto troppo eccessivo, divenne insopportabile. L’uomo, nel frattempo, era giunto nel tratto di strada compreso tra Borgo Cerreto e Ponte dove vi era un’edicola dedicata alla Madonna, andata distrutti in tempi recenti per i lavori di ampliamento della strada. Atterrito l’uomo getto’ giù il bambino che, appena toccata terra, sparì in una fiammata.
Il diavolo ed il suonatore di organetto: In Val di Narco, a San Martino, abbiamo documentato la seguente leggenda: un suonatore di organetto si recava a suonare a Meggiano, un paese posto tra Vallo di Nera e Cerreto di Spoleto. Sul far della sera, lungo il cammino, incontrò un signore che gli chiese interessato dove andasse a suonare. Colpito dalla curiosità dell’uomo, il suonatore rispose alla domanda del passante, ignorando che costui fosse il diavolo. Dietro un buon compenso, l’uomo sconosciuto convinse il musicista a suonare per lui conducendolo a Rocca Elsa, un erto colle sul quale, un tempo, si ergeva una possente rocca. Giunta la notte, dalle rovine della fortificazione, uscirono fuori frati e suore che si misero a ballare al suono dell’organetto. Terminata la festa, prima dell’alba, il diavolo mostro al suonatore un mucchio di monete e lo invitò a prelevare il corrispettivo della somma pattuita badando, però, di non prendere neanche un soldo in più. Il buon uomo non aveva affatto intenzione di rubare ma, nel prendere quanto gli spettava, a sua insaputa, una o due monete caddero dal mucchio nel risvolto dei pantaloni. Il demonio, infuriato, punì il suonatore conducendolo con la forza sulla sommità di una rupe, mentre imperversava la tempesta. Alle prime luci, questi si ritrovò su un alto dirupo circondato da precipizi e dovette faticare non poco per cavarne fuori la pelle.
Per comprendere quest’ultimo racconto bisogna sapere che Colle Elsa, o Rocca Elsa, è chiamato anche “Montagnola del Diavolo” per via della solitudine, delle antiche rovine ed anche perché sul colle s’apre una grotta profonda – alcuni dicono un cunicolo che scendo fino giù a valle – da cui fuoriesce il diavolo. Altri dicono che, sporgendosi dal baratro, a volte, si vede una vecchia filatrice con in mano una conocchia circondata da una chioccia coi pulcini, tutti d’oro. Il genius loci demonizzato e ridotto ad una laida strega? Non a caso, la vecchia filatrice richiama alla menta la giovane martire ascolana Polisia che, chiusa nelle viscere del Monte dell’Ascensione, tesse e tesse il suo telaio d’oro. Ma chi era costei? La leggenda della vergine cristiana che, fedele a Cristo, fuggì le brame del pagano altolocato e preferì gettarsi nel vuoto non ha convinto la Chiesa e Polisia non fu canonizzata. L’ha fatto però il popolo che, ogni anno, ascende a quella montagna sacra nel giorno in cui Cristo ascese al cielo. E se Polisia fosse la pia sovrapposizione ad un antico genius loci, una divinità pagana, in onore della quale da tempi immemorabili si celebrava la festa su quel monte un tempo chiamato anche Polisio? Come accade a Rocca Elsa, anche in altri luoghi il diavolo funge da custode di tesori: non lontano da Gavelli, c’è un grosso cumolo di sassi sotto i quali, a grande profondità, narra la leggenda, è stata nascosta una chioccia d’oro con i relativi dodici pulcini. Guai a chi avesse provato a togliere quei sassi per impadronirsi del tesoro: sotto quel mucchio, infatti, “scappa il diavolo”.
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Da vedere in Valnerina:
- Cascia, la Città di Santa Rita;
- Preci, il Paese dei Chirurghi;
- Norcia, la Città del Tartufo;
- Scheggino, il Diamante Nero della Valnerina;
- Santa Anatolia di Narco, la Valle del Drago;
- Vallo di Nera, il Borgo-Castello;
- Cerreto di Spoleto, il Paese dei Ciarlatani;
- Poggiodomo, la Terra del Cardinale;
- Monteleone di Spoleto, il Leone degli Appennini;