Proseguendo in direzione di Ponte e Cerreto di Spoleto si arriva al castello “a nido d’aquila” di Roccatamburo, eretto su uno sperone roccioso e difeso su tre lati dall’abrupta orografia. Le case più antiche, strette l’una sull’altra per atavica diffidenza nei confronti dei frequenti ed impietosi nemici, si raggruppavano intorno alla Pieve di Santa Maria, abbellita nei secoli da notevoli tesori d’arte. S’entrava nella rocca per una maestosa porta ogivale, che in parte si conserva, alta cinque metri cui si perveniva scendendo dall’altura. Lungo la strada d’accesso al castello erano ubicate le stalle, cui si accedeva dal basso, con fienili sovrapposti. Dal borgo di Roccatamburo, una carrozzabile e due sentieri scoscesi scendono all’antico nucleo eremitico di Valle Noce, realizzato fra le pendici del Monte Maggio e del Porretta, con cellae degli anacoreti scavate a guisa di colombario nelle impervie balze, dominate dalla Chiesa rupestre dell’Eremo della Madonna della Stella, meta di primaverili pellegrinaggi.
Le vicende storiche dell’Eremo della Madonna della Stella risalgono al secolo VIII quando, alla confluenza di Valle Noce e Valle Marta, lungo gli antichi itinerari che, provenienti da Leonessa e Cascia, confluivano verso il Castaldato di Ponte e, quindi, verso Spoleto, capitale dell’omonimo ducato longobardo, sorse il Monasterium di S.Benedicti in Faucibus, soggetto all’Abbazia di San Pietro di Ferentillo, edificata nel 720 dal duca longobardo Faroaldo. La costruzione del monastero, lungo un nodo stradale così importante, è da legare sia alla politica di controllo del territorio esercitata dai duchi di Spoleto, sia, più in generale, all’opera di evangelizzazione e di espansione del monachesimo nella montagna. Nel solo territorio di Cascia, infatti, sono attestati nello stesso periodo ben 11 celle monastiche ed una quindicina di monasteri benedettini. D’altronde nell’intera Valnerina, fin dal V secolo, alcuni monaci siriani avevano trasferito l’esperienza monastica orientale con varie celle che poi portarono alla fondazione dell’Abbazia di Sant’Eutizio in Valle Castoriana e di quella di San Felice nei pressi di Santa Anatolia di Narco. A partire dal 1200, in seguito al declino in tutto il territorio del movimento benedettino, si verificò l’insediamento di un altro ordine, che aveva a Cascia un grande convento sulla parte alta della città, quello degli Agostiniani, i quali acquisirono progressivamente possesso dei beni e dei monasteri abbandonati dai primi. Fu così che nel 1308 il Capitolo Lateranense concessi i possedimenti, precedentemente incorporati, ai frati Andrea da Cascia e Giovanni da Norcia, eremiti dell’ordine di Sant’Agostino del convento di Cascia.
Risalita la stretta valle, i due eremiti diedero inizio all’opera di edificazione dell’eremo attuale che poi prese il nome di Santa Croce in Valle. Alla nuova Chiesa, in parte ricavata scavando nella roccia, si aggiunsero con il tempo una decina di celle monastiche, ottenute anch’esse dalla parete rocciosa. Sorgeva così una sorta di laura dove la recente esperienza cenobitica si fondeva con quella più antica degli eremiti orientali. La Chiesa, scavata in parte nella parete rocciosa, raccoglie i visitatori come in un antro domestico, e il bisogno di silenzio e preghiera si fonde al misticismo ieratico espresso dai santi dipinti sulla parete. Un recente restauro ha restituito tutta la loro bellezza, riportando alla luce figure e dettagli pittorici scomparsi sotto uno spesso strato di fuliggine.
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Nei dintorni:
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- Cerreto di Spoleto, il Paese dei Ciarlatani;
- Vallo di Nera, il Borgo-Castello;
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- Postignano, un Castello all’Orizzonte;
Itinerari suggeriti:
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- Cerreto di Spoleto – Il Castello a nido d’aquila di Ponte;
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