Speciale Pasqua
Le Uova in Valnerina
Nella tradizione rurale della Valnerina, le ricette pasquali racchiudono un valore simbolico associato al rinnovamento del ciclo dell’anno e della natura inaugurato dalla Resurrezione. Un approfondimento sul tema può essere fatto sul libro “Tra Cielo e Terra – religione e magia nel mondo rurale della Valnerina” del Prof. Mario Polia.
Nelle preparazioni tradizionali, d’accordo al loro significato simbolico, le uova svolgevano una funzione insostituibile.
Le si consumava sode nella colazione pasquale, dopo averle colorate con le violette, o di giallo con la buccia di cipolla, di bruno con la fuliggine, o facendo bollire assieme alle uova vecchi stracci dalle tinte vivaci.
Prima di immergerle nell’acqua a contatto coi coloranti, qualcuno usava far cadere qua e là sul guscio delle gocce di cera in modo da creare delle macchie bianche. Esposte all’ammirazione di famigliari e amici, prima di essere benedette, a Ospedaletto di Norcia le uova venivano private del guscio altrimenti, dopo il contatto con l’acqua santa, questo avrebbe dovuto essere eliminato col fuoco.
Altrove, per non rinunciare al piacere del colore, dopo la colazione si gettavano nel focolare i gusci assieme a ogni rimasuglio dei cibi benedetti, come pure si usava fare col ramoscello d’ulivo (la parma) della Pasqua precedente.
Nella montana Gavelli, nel comune di Sant’Anatolia di Narco, le uova deposte dalle galline il Venerdì Santo erano messe accuratamente da parte per offrirle, il mattino di Pasqua, agli uomini atti al lavoro e solo a loro. Per aumentare la forza fisica, gli uomini bevevano quelle uova che avevano partecipato in modo così speciale al ciclo di Morte e Resurrezione. Pia Simoni ricorda: «Guai se lu ‘mmischiavi l’ovu de lu Venardì!».
A Nempe, minuscola frazione di Monteleone di Spoleto, vigeva il costume de “la covaccia”: durante la Settimana Santa, i bambini sottraevano furtivamente uova dal pollaio domestico per consegnarle alle donne di casa. Le uova destinate alla preparazione dei dolci pasquali dovevano essere “regalate” o “rubate”, così come accadeva per il pelo del tasso da usare come amuleto contro l’invidia, o per il ferro di cavallo.
In questa usanza pasquale, il furto-regalo diventava ancor più efficace perché effettuato da innocenti. In tutta la Valnerina, le uova della colazione pasquale, assieme agli altri cibi, erano poste in un grande fazzoletto contadino fresco di bucato di cui venivano annodate le cocche.
Sistemato al centro del desco, l’involto, detto “legaccia”, era oggetto di cupide occhiate da parte dei reduci provati dalla lunga astinenza quaresimale. Nessuno, comunque, avrebbe ardito sottrarre alcunché prima che il suono nuovo delle campane e l’acqua santa avessero consacrato il contenuto della “legaccia”.
Al suono festoso araldo della Resurrezione, il capofamiglia o la matriarca provvedeva solennemente a sciogliere i nodi e distribuire i cibi. Tra i preparati pasquali, va annoverato una sorta di biscotto preparato nel Cerretano coi residui della massa usata per le “pizze di pasqua” e che nessuno avrebbe potuto assaggiare prima dello scioglimento delle campane.
BUONA PASQUA!!!!

Foto di valnerinaonline.it – Il piatto tipico della colazione di Pasqua in Valnerna