Da Monteleone di Spoleto, dopo aver attraversato un vasto altipiano punteggiato di casali e con armenti al pascolo in tutti i periodi dell’anno, si giunge al bivio per Usigni e Poggiodomo: a sinistra la strada carrozzabile conduce alla Valle del Nera attraverso i borghi di Gavelli, Caso e Sant’Anatolia di Narco, un tempo anch’essi castelli. Proseguendo in direzione di Poggiodomo, dopo un breve tratto, il borgo di Usigni, antico castello di poggio di origine longobarda di cui si conserva ancora la porta di accesso, eretto su uno sperone che domina la valle del fiume Tissino, un tempo percorsa da importanti strade. Per la sua posizione strategica di confine, il castello fu oggetto di secolari contese tra Cascia e Spoleto. Il nucleo abitativo più antico, col monastero benedettino di San Salvatore dipendente dell’Abbazia di Sassovivo, era concentrato nella parte alta. Quando nel 1198, venne costituito il Comune di Cascia, per volere di papa Innocenzo III Usigni venne sottoposta alla sua giurisdizione.
Le contese tra la guelfa ed opulenta Cascia e la popolazione del Contado ghibellino, di cui faceva parte anche il castello di Usigni, termineranno solo con la pace del 1529 celebrata dagli Angelucci di Mevale nella tela conservata a Cascia nella Chiesa di Santa Maria della Visitazione. Nel 1536,dopo essere stata soggetta ad una breve dominazione spoletina, Usigni tornò sotto la giurisdizione di Cascia la quale, onde prevenire possibili assalti, dotò la rocca di un nuovo torrione e provvide a restaurarla affidando l’opera ai maestri longobardi.
Nel 1631, il Cardinale Fausto Poli, segretario del Papa Urbano VIII per il quale ricoprì importanti incarichi, nativo di Usigni, iniziò la costruzione della Chiesa di San Salvatore che, assieme alla residenza del cardinale, si staglia sulle case più antiche rompendo l’antica architettura che, per secoli, aveva difeso il borgo. L’interno della Chiesa è a navata unica con cappelle laterali impreziosite da pale d’altare dipinte dagli affreschi di Salvi Castellucci, allievo di Pietro da Cortona. Il Cardinale dotò la Chiesa, all’interno della quale sono custoditi anche un suo ritratto giovanile e quello di Urbano VIII, di splendidi arredi sacri, calici, pissidi, paliotti, candelabri e pianete, parte dei quali si trovano nel Museo Diocesano di Spoleto.
Da Usigni, seguendo la strada carrozabile in direzione di Borgo Cerreto e Rocchetta, il borgo di Poggiodomo, un tempo castello di poggio di cui si conservano ancora due porte di accesso inglobate nelle mura delle abitazioni ed alcuni sottopassi ad arco. Nell’alto Medioevo, soggetto al Ducato Longobardo di Spoleto, Poggiodomo faceva parte del gastaldato di Ponte. In seguito, seguì la secolare sorte dei castelli della Valnerina contesi tra Chiesa ed Impero.
All’alba del ‘600, col mutare delle vicende storiche ed il succedersi di ere più pacifiche, la nobiltà locale iniziò a costruire palazzetti gentilizi, all’altezza del proprio rango. La Chiesa più antica, del ‘300, era intitolata a San Pietro. La più recedente, ad un unica navata, è dedicata a San Carlo Borromeo, importante icona della Controriforma, con preziosi altari lignei di epoca barocca commissionati dalle famiglie benestanti del luogo.
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