Speciale Pasqua in Valnerina
Un’occasione per scoprire l’arte e i luoghi del sacro
“Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”. Così recita un vecchio detto popolare, nel sottolineare come la Pasqua sia una festività che ci spinge a muoverci, per scoprire e visitare quei luoghi che di anno in anno ci richiamano a loro.
Perché, dunque, non trascorrere la Pasqua in Valnerina? Tra la natura sconfinata e la storia millenaria di questa terra, voglio segnalarti in particolare, come proposta di visita per la Santa Pasqua, la Chiesa di Sant’Antonio a Cascia, che al suo interno custodisce due preziosi cicli di affreschi, di cui uno ritrae le scene della Passione di Cristo.
- La Chiesa di Sant’Antonio a Cascia
- L’interno della Chiesa di Sant’Antonio a Cascia
Opera del pittore toscano Nicola da Siena, il quale si firma datando la sua opera 1461, questo ciclo di affreschi che rappresenta un vero e proprio vanto in tutta la Valnerina, è inserito all’interno del coro delle monache e si affianca all’altro importante ciclo, all’interno del presbiterio, che ha come soggetto scene della Vita di Sant`Antonio e fu realizzato alla fine del XIV secolo da un equipe di pittori individuati con il nome collettivo di Maestro della Dormitio di Terni.
Dal presbiterio, si entra nel coro monastico e alzando gli occhi al registro superiore sulla parete d’entrata si può ammirare “Gesù, in groppa all’asino”, che s’appresta a entrare in una turrita Gerusalemme dietro le cui mura s’erge, ad attenderlo, la mole del Golgota. Seguono l’intimità raccolta de “L’ultima cena” in cui stona l’unica testa priva d’aureola, quella di Giuda e “Gesù che lava i piedi a Pietro”. Sulla parete in cui è stata aperta una porta che ha danneggiato gli affreschi: l’ “Agonia nel Getsemani” con gli apostoli dormienti e Gesù che, ubbidiente al volere del Padre, accoglie l’amaro calice; poi la cattura, con la soldataglia che incalza, il bacio di Giuda e Pietro con la lama insanguinata con cui ha reciso l’orecchio del servo. Sulla parete attigua, nel registro superiore, da destra: “Cristo dinanzi a Pilato”; l’ “Incoronazione del Re” per burla, con il trono attorniato da guardie che brandiscono canne; infine la “Flagellazione”.
Il nostro viaggio all’interno della Passione di Cristo, prosegue nel registro inferiore con “il cammino al Golgota” col Cireneo che aiuta l’esausta Vittima a portare la croce e la Madre, respinta da uno sgherro barbuto e “Gesù viene inchiodato alla croce”. Tornando alla parete d’entrata, nel registro inferiore: “la deposizione”; “l’apparizione del Risorto alla Maddalena” in candide vesti, le bionde chiome disciolte; “le tre Marie al Sepolcro coi vasi degli unguenti”. Proseguendo: “le pie donne, due apostoli e Maria col corpo del Figlio”. A destra della porta, la “Discesa agli inferi”, con la porta dell’Ade, divelta, che schiaccia il demonio e i giusti si fanno incontro al Redentore che aprirà loro le porte del Regno. Tra di essi, il Battista, il più grande dei profeti, nimbato dall’aureola. E poi la luce, della “Resurrezione”.
Emozionante l’affresco de “La Crocifissione” che copre un’intera parete. Al centro, su uno sfondo di nudi monti, la croce del Redentore: Longino gli ha appena trapassato il cuore da cui sgorga un fiotto di sangue che un angelo convoglia in una coppa mentre altri due raccolgono il sangue che cola dalle mani; alla destra, il buon ladrone, la cui anima è accolta da due angeli; alla sinistra, il ladrone blasfemo con un nero diavolo che gli estrae dalla bocca la minuscola anima nuda. Ai piedi della croce, soldati e cavalieri in vesti e armature quattrocentesche, con due stendardi: uno rosso, colore allusivo alla violenza, all’intemperanza e alla lussuria, l’altro recante lo scorpione nemico della luce, simbolo della tenebra che attanaglia l’anima e l’uccide. A sinistra, le pie donne sorreggono la Madre che s’accascia tra le loro braccia. Sulla volta, il Cristo Giudice dell’universo assiso sui Serafini, attorniato da medaglioni laureati con le personificazioni di Giustizia, Fortezza, Temperanza, Prudenza.
Al centro del coro, in una teca, la scultura lignea tardo-quat-trocentesca di scuola marchigiana raffigurante Tobia (Tobiolo) e l’Angelo Raffaele, proveniente dalla Chiesa di S. Agostino. Notevole, oltre alla resa plastica delle figure, il cromatismo delle ali dell’angelo.
L`attuale complesso, dedicato al Santo Protettore degli animali il cui culto è ancora oggi fortemente sentito dalla popolazione che gli dedica solenni festeggiamenti il 17 gennaio di ogni anno, fu costruito alla fine del secolo XIV su un insediamento di celle monastiche benedettine, del quale si ha documentazione a partire dal 1025. All`interno della chiesa, inoltre, sulla cantoria della controfacciata, è collocato un’importante organo costruito nel 1630 dall’organaro Luca Neri da Leonessa.
Proprio grazie alla sua indescrivibile bellezza, la Chiesa è stata inserita dal comune di Cascia all’interno del Circuito Museale, insieme alla sede di Palazzo Santi. Con un solo biglietto è così possibile scoprire due musei, grazie ai servizi di visita, attività didattiche, laboratori tematici e aperture straordinarie su richiesta che il Circuito Museale urbano mette a disposizione.
Scarica il Depliant della Chiesa di S. Antonio a Cascia