Una chiesa da non perdere
In Valnerina, il tema iconografico dell’Incoronazione della Vergine deve essere inquadrato nel contesto generale della regalità di Cristo: l’attribuzione della corona può essere effettuata solo dal Redentore, poiché esclusivamente a Costui il dogma cattolico attribuisce autorità pontificale e regale. Nell’Incoronazione di Gavelli – custodita nella Chiesa di San Michele Arcangelo e realizzata da Lo Spagna – all’interno del perimetro circoscritto dalla mandorla che inquadra la scena, aleggiano teste di putti protetti da una folta schiera di Serafini. Avvolti dal fulgore solare che riempe l’ellisse, trovano collocazione il Figlio e la Madre: il primo, seduto in trono, è raffigurato nell’atto di deporre la corona regale sul capo della Vergine. Rosso è il manto di Maria, ad esprimere il lungo cammino di sacrificio e d’amore che la condusse alla gloria dei Cieli. Verde è l’abito del Cristo, colore della vita che risorge.
Tra simbolismo e spiritualità
Col suo guscio durissimo che ne protegge il frutto, la mandorla ben si presta ad essere interpretata in chiave simbolica come il corpo della Parola: la lettera sotto la quale si cela il significato più profondo dell’esistenza, il logos che solo nella unio mystica si rivela. Non a caso, nell’arte sacra, la mandorla rappresenta universalmente il velo che protegge il segreto ed il sublime. Nella sua forma stilizzata, il frutto avvolge l’intera scena delimitando idealmente lo spazio in cui avviene l’Incoronazione. Da quest’ottica, la mandorla costituisce un artificio grafico equivalente, nell’architettura, ai colonnati che circoscrivono il templum: lo spazio rituale in cui avviene l’incontro tra l’effimero e il celeste. In quanto prodotta dalla parziale sovrapposizione di due circonferenze uguali, la mandorla è anche metafora della doppia natura del Cristo.
Angeli “brucianti”
Per quanto riguarda i Serafini -menzionati come “fuochi pii” anche dall’Alighieri – la natura ignea propria di questa gerarchia angelica si presta ad essere interpretata come manifestazione di quell’energia divina che sostiene il creato. Allo stesso tempo, il simbolismo del fuoco e della luce riferito ai Serafini può essere riferito alla potenza catartica delle fiamme che, liberando l’uomo dalla tenebra del peccato, restituisce all’anima ed alla mente l’intelletto delle realtà divine. Non sappiamo se, nel dipingere i dodici serafini (uno parzialmente nascosto dal manto della Vergine) lo Spagna volesse esprimere questi contenuti teologici, sta però di fatto che la loro presenza nel perimetro della mandorla divina è quanto mai appropriata.
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