Eretto su un pendio sovrastato dalle balze del Monte Coscerno (m. 1684), che fronteggiano le pareti rocciose del Monte Eremita e delle Muraglie della Valcasana, il castello tardo – medioevale di Gavelli appare ancora oggi, a chi sale dal fondovalle del fiume Nera, un luogo quasi inaccessibile. La millenaria presenza umana, che ha sviluppato un economia agricolo – pastorale ancora fortemente leggibile nella struttura del paesaggio di oggi, non ha alterato la bellezza naturalistica ed ambientale di questi luohi: alcuni toponimi evocano l’antica presenza del lupo e dell’orso, mentre l’aquila reale nidifica ancora nei dirupi dei monti che cingono l’abitato. Nei piani di Gavelli, sulla strada che conduce a Monteleone di Spoleto, di particolare bellezza naturalistica ed ambientale è l’area del “laghetto”, un piccolo ecosistema caratterizzato da una ricca vegetazione e da una densa biodiversità lacustre.
I rilievi montuosi che sovrastano la Valle del Nera sono ricchi di recessi boscosi e grotte rupestri, che sono state un tempo propizie all’insediamento del monachesimo eremitico di origine medio – orientale, ispirato ai “Padri del deserto”, che agli inizi del VI secolo ha evangelizzato questi valli legato al culto di divinità pagane. Il romitorio di Gavelli, situato in una grotta, oggi quasi inaccessibile sulle balze del Monte Eremita, di fronte al paese, era costituito da un oratorio consacrato a Sant’Antonio da Padova e da un antro scavato nella roccia ove per lungo tempo ha vissuto una piccola comunità di eremiti: tra gli anacoreti che hanno abitato le grotte, i “gaioli”, così sono chiamati gli abitanti di Gavelli, ricordano ancora con devozione il Beato Benedetto, vissuto nel XIII secolo, di cui si conservano alcuni resti mortali in un piccolo sarcofago all’interno dell’altare maggiore della Chiesa di San Michele Arcangelo.
Il toponimo Gavelli deriva da “Clavellum”, termine che nei documenti medioevali era riconducibile ad un luogo dalla grande importanza strategica che esercitava la funzione di “chiave di accesso” al territorio montano della Valnerina. Edificato dopo le devastatrici scorrerie saracene nei territorio del ducato e la successiva transizione dall’età ducale a feudale, il castello di Gavelli ha costituito per diversi secoli un importante avamposto fortificato a difesa della Val di Narco. L’impianto edilizio del borgo è quello tipico del castello di pendio di cui sono ancora visibili i resti del cassero ed una delle antiche porte di accesso. Dalla fine del XII secolo il castello è entrato nell’orbita politico amministrativa di Spoleto, provincia dello Stato della Chiesa.Nel XIV secolo Gavelli è stato occupato dalle milizie di Roberto d’Angiò, re di Sicilia e capo del partito guelfo in Italia durante la “cattività avignonese” dei papi. Le vicende storiche del castello sono comuni a quelle degli altri castelli limitrofi: durante la rivolta antispoletina della Val di Narco (1522 – 1523), Gavelli, fortilizio dei reazionari, fu assalito dalle milizie del patrizio romano Ottavio Orsini. Dopo il rovinoso e funesto terremoto del 1703, Gavelli contava 136 abitanti. Nel 1799 durante l’ “insorgenza” antirepubblicana ed antifrancese divampata in Valnerina, il castello, dopo un’iniziale adesione, fece atto di sottomissione alle autorità franco – giacobine di Spoleto, capoluogo del Dipartimento del Clitunno della Repubblica Romana.
L’attività agricolo – pastorale è stata la principale fonte di sostentamento della gente di Gavelli, anche se a Colle Ferraio, esiste un modesto giacimento ferrifero, uno dei pochi sfruttati durante il governo pontificio. L’attività estrattiva in questa miniera, iniziata nel 1795, fu di breve durata anche se nel decennio 1840 – 1850 lo sviluppo delle industrie siderurgiche di Terni ne favorì una temporanea ripresa. In seguito all’armistizio dell’8 settembre del 1943 e la costituzione del governo collaborazionista di Salò, in questa località montana, priva di strade rotabili, si è stabilita la prima formazione partigiana della Valnerina al comando del capitano Ernesto Melis, formata anche dai partigiani Jugoslavi evasi dalla rocca di Spoleto: qui sono state organizzate ed attuate le prime azioni militari legate alla resistenza in Valnerina.
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Nei dintorni:
– Cascia, la Città di Santa Rita;
– Preci, il Paese dei Chirurghi;
– Norcia, la Città del Tartufo;
– Scheggino, il Diamante Nero della Valnerina;
– Santa Anatolia di Narco, la Valle del Drago;
– Vallo di Nera, il Borgo-Castello;
– Cerreto di Spoleto, il Paese dei Ciarlatani;
– Poggiodomo, la Terra del Cardinale;
– Monteleone di Spoleto, il Leone degli Appennini;
Itinerari suggeriti:
– Cascia, Monteleone di Spoleto, Poggiodomo – Itinerari e luoghi dell`arte;
– Sant`Anatolia di Narco e Scheggino – Itinerari e luoghi dell`arte in Valnerina;
– Vallo di Nera e Cereto di Spoleto – itinerari e luoghi del l`arte in Valnerina;
– Da Cascia alla Cascata delle Marmore: alla scoperta della Valle del Nera;