Il fiume sacro ed una valle da difendere
Al primo sguardo le due possenti rocche ed il sistema di mura e fortificazioni, ancora in buono stato di conservazione, danno la sensazione di “chiudere” la valle che qui si fa più stretta e buia come compressa tra le pendici del Monte Sant’Angelo e quelle della “verde piramide” del Monte Solenne. Il borgo di Ferentillo è costituito dai due nuclei fortificati di Matterella e Precetto che sorgono sulle pendici del Monte Gabbio e del Monte Sant’Angelo rispettivamente lungo la riva destra e sinistra del fiume Nera, l’antico Nahar. I due castelli di pendio di Matterella e Precetto vennero eretti tra il XII e il XIII secolo a difesa della vicina abbazia di San Pietro in Valle e delle vie di comunicazione, di grande importanza per il transito di persone e merci, che qui convergevano: la strada per Monteleone di Spoleto che risaliva il fosso del Castellone attraversando il borgo di Precetto, la strada che attraverso Matterella e la valle di Ancaiano conduceva a Spoleto e la via di fondovalle che, costeggiando la riva destra del Nera, collegava Ferentillo con gli altri castelli del territorio. I
Tra mistero ed esoterismo, il Museo delle Mummie
« Oggi a me, domani a te,io ero quel che tu sei,tu sarai quel che io sono. Pensa mortal che la tua fine è questae pensa che ciò sarà ben presto. » Questa è l’iscrizione che campeggiava all’ingresso del Museo delle Mummie ospitato nella cripta della chiesa di Santo Stefano. Qui, a seguito dell’editto napoleonico di Saint Cloud del 1806 che prevedeva la riesumazione dei cadaveri per secoli seppelliti nelle cripte, vennero scoperti molti corpi perfettamente mummificati pare a causa di processi chimico – fisici ancora in fase di studio. Grazie a queste particolari condizioni oggi si possono osservare corpi mummificati che “tradiscono” molte caratteristiche della loro “vita terrena” e del loro trapasso: una coppia di viaggiatori cinesi del XVII sec., un individuo morto accoltellato, un impiccato, una donna morta di parto e molti altri individui (o resti di individui) qui conservati in delle teche di cristallo. Nella cripta sono presenti anche alcuni resti di affreschi di pregevole fattura databili tra il XIV e il XV secolo.
L’Abbazia di San Pietro in Valle ed una miracolosa apparizione
Questa abbazia è considerata uno dei maggiori centri spirituali dell’Umbria. La profonda stratificazione storica e le opere d’arte presenti fanno di San Pietro in Valle una delle “tappe obbligate” per il turista che voglia entrare in contatto con la cultura, le vicende storiche della Valnerina e, più in generale, con la storia del monachesimo. L’Abbazia sorge in un sito isolato alla falde del monte Solenne detto “Valle Suppenga” sui resti di un tempio pagano. Successivamente si sviluppò uno stanziamento eremitico grazie agli eremiti siriani Lazzaro e Giovanni nel VII sec. d.C. che qui si ritirarono in preghiera. Nell’VIII secolo, sembra a seguito di un’apparizione, il duca longobardo Faroaldo II volle costruire in quel luogo un primo monastero benedettino dove si ritirò a vita monastica e dove morì. La chiesa divenne in seguito il mausoleo degli stessi duchi di Spoleto.
Cinque sarcofaghi sopravvisuti al Tempo
Nel complesso architettonico dell’abbazia si possono osservare il chiostro a doppio loggiato, il campanile romanico addossato alla chiesa (VIII secolo) con facciata rinascimentale e numerosi frammenti lapidei di epoca romana e longobarda inseriti nelle strutture che testimoniano le evidenti stratificazioni storiche del monumento. Nella chiesa si apre una navata con tetto a capanna e due colonnine che delimitavano lo spazio oltre il quale i non battezzati non poteva accedere. Sull’altare maggiore bassorilievi di epoca longobarda, sul paliotto anteriore la firma dello scultore “Ursus”. I cinque sarcofagi presenti nella chiesa risalgono ad un periodo tra il I sec. a.C e il III sec. d.C., quello detto di Faroaldo è decorato con figure di iconografia dionisiaca delimitate da cinque archi e sembra ospitare le spoglie terrene del duca longobardo.
Il Parco Fluviale del Nera, laddove osano le aquile
Nel territorio di Ferentillo si trovano alcune delle aree di maggiore interesse naturalistico e paesaggistico del Parco Regionale del Nera. Il fondovalle del fiume Nera,Il massiccio piramidale del monte Solenne (1286 m s.l.m.) e l’area montana che collega il monte Sant’Angelo al versante occidentale del monte Aspra, rappresentano i caratteri distintivi di quest’area. Lungo i ripidi versanti del monte Solenne si trovano alcuni piccoli borghi montani (Gabbio, Nicciano, Loreno) collegati da antiche mulattiere (alcune ben segnalate) che permettono di camminare tra oliveti, campi coltivati e boschi di Roverelle e Lecci (anche di notevoli dimensioni), godendo di panorami “mozzafiato” su gran parte della media Valnerina. Qui, dove è stabilmente presente il lupo appenninico, l’aquila reale trova i suoi territori di caccia abituali.
La Falesia di Ferentillo, un’esperienza oltre ogni limite
La porzione della valle del Nera compresa nel territorio di Ferentillo presenta versanti scoscesi sui quali sono stati edificati, nel tempo, castelli di pendio (Umbriano) e torri di avvistamento. Il fondovalle, modellato dal fiume e coltivato dagli agricoltori locali, si presenta pianeggiante ed è “ingentilito” da alcune piccole risorgive che defluiscono lentamente nel Nera. Tutta l’area ben si presta alle attività escursionistiche sia a piedi che mountain bike. Ferentillo rappresenta, inoltre, un centro di eccellenza per l’arrampicata sportiva su roccia che attira centinaia di arrampicatori lungo le pareti calcaree di Precetto e Gabbio.
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