In Valnerina, secondo un’antica tradizione, il bagno del neonato – oltre alla pulizia del corpo – era destinato ad infondere speciali virtù terapeutiche o propiziatorie all’infante. Per fare ciò , venivano aggiunte all’acqua utilizzata per lavare il giovinetto erbe, fiori oppure oggetti dotati di alto significato simbolico. Scopriamo insieme alcune usanze made in Umbria veramente impensabili!
Un bagno tra anelli, chiavi, monete e…penne d’oca
Appena nato, il bambino veniva sottoposto ad un bagno in acqua tiepida. In alcuni luoghi della Valnerina, si usava cospargere la pelle del neonato con del sale in modo tale che questa s’indurisse. In altri, la tradizione imponeva di mettere nell’acqua del primo bagno le vere nuziali appartenenti ai genitori del piccolino, una chiave, delle monete ed una penna d’oca usata per scrivere: le vere auspicavano la concordia; la chiave augurava a quel figlio di diventare una persona autorevole; le monete propiziavano l’abbondanza e la penna la sapienza.
A bagno nel vino
In Val di Narco, si usava lavare i bambini col vino, preferibilmente rosso. Si credeva, infatti, che spruzzando del mosto d’uva sui pargoletti li si aiutasse a prevenire l’inconveniente della pipì a letto. Anche nell’Umbria settentrionale, si soleva lavare i neonati con vino riscaldato, al quale si aggiungevano alcune erbe aromatiche, le quali – secondo la tradizione – avrebbero rafforzato la muscolatura del bambino.
L’ “acqua di San Giovanni”
In occasione della festa di San Giovanni Battista, il 24 di giugno, coincidente con il solstizio d’estate, in tutta la Valnerina si usava raccogliere fiori di campo per preparare la cosiddetta “acqua di San Giovanni“. Al mattino, prima che il sole sorgesse, con questa particolare “acqua magica”, ci si lavava il viso ed, a volte, l’intero corpo per acquisire forza, salute e fortuna. Qualora il neonato piangesse senza apparente motivo, la tradizione consigliava di preparare un infuso raccogliere fiori di camomilla, malva, rose e boccioli di sambuco: la fragranza della pozione avrebbe alleviato le lacrime dell’infante.
La crusca, un cosmetico home made
Conosciuta come “semola”, la crusca era usata in Valnerina per rinfrescare la pelle dei neonati. In alcune zone del comprensorio – specialmente quelle più a nord – oltre alla crusca, al medesimo scopo, si mettevano foglie di sambuco in infusione nell’acqua. Un po’ ovunque, la tradizione imponeva di strofinare il corpo del neonato con la crusca: sfruttando il potere abrasivo della medesima, il risultato si sarebbe rivelato estremamente soddisfacente.
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