Per secoli, fin dall’arte bizantina, il Cristo crocefisso venne raffigurato come “Re dei re” trionfante sul patibolo. Il primo Crocefisso fu fatto dipingere alla metà del sec. VIII ad Alessandria d’Egitto dal teologo Anastasio per confutare l’eresia monofisita che sosteneva l’esistenza, in Cristo, della sola natura divina. Ancora nel XII secolo il Cristo è raffigurato col corpo ritto ed aderente al legno della croce, non pendente; le braccia sono poggiate in tutta la loro estensione al trave orizzontale; le ginocchia leggermente flesse; il capo, sovente coronato, è diritto o leggermente reclinato verso la spalla destra: la corona di spine non veniva raffigurata. All’artista premeva trasmettere l’idea della regalità divina del Cristo che trionfa sulla morte e sulla malvagità degli uomini piuttosto che offrire l’immagine del Cristo – uomo in preda alle convulsioni dell’agonia.

Chiesa di Sant’Agostino (Cascia), dettaglio del crocefisso ligneo.
Per quanto riguarda le raffigurazioni della Santa Croce nell’arte, quanto gli artisti rimasti aderenti alla realtà storica dell’infame patibolo? Quasi sempre, il Cristo è raffigurato coi piedi poggiati su una sorta di mensola – il suppedaneum – nella quale è infisso il lungo chiodo che li trafigge entrambi. Questo è l’unico appoggio al corpo oltre il quale solo i chiodi infissi nelle mani impediscono al condannato di distaccarsi da legno. Dell’esistenza del suppedaneum, tuttavia, non vi è menzione dei documenti antichi perché non era usato: sarebbe risultato inutile a impedire il distacco del corpo dalla croce. In realtà, da quanto risulta da vari autori antichi, a metà dell’asse verticale – lo stipes o staticulum – era ubicata una sorta di sporgenza lignea – il sedile che Giustino martire e Tertulliano comparano a un <<corno di rinoceronte>> – su cui il condannato era posto a cavalcioni. Senza il sedile, i chiodi avrebbero lacerato (o i polsi) lasciando cadere il corpo.

Chiesa di San Salvatore (Usigni), particolare della pala d’altare.
E’ opportuno offrire qualche accenno riguardo al simbolismo della croce la quale,oltre ad essere nel Cristianesimo emblema sacro per eccellenza, era considerata segno saturo di valenze sacrali presso le più diverse tradizioni, da Cnossos al Cuzco, nel cuore dell’impero incaico dove gli spagnoli documentarono l’esistenza di un tempio in cui era adorata una croce di pietra. Iniziando da un’analisi geometrica, i bracci della croce piana, dotati ognuno della medesima lunghezza, dividono lo spazio in quattro parti uguali formate dalla coppia avanti e dietro / alto e basso e destra / sinistra. Se si uniscono a due a due le estremità della croce, si ottiene un quadrato scomponibile in due triangoli equilateri contrapposti alla base, corrispondente al braccio orizzontale, o al braccio verticale. Dalla prospettiva del simbolo, la coppia più significativa è quella composta dal triangolo col vertice diretto verso l’alto e da quello opposto diretto verso il basso. I due triangoli esprimono la duplice tensione cui sono soggetti gli elementi – il più sottile, il fuoco e il più denso, la terra – e la duplice natura dell’essere umano la quale determina la tendenza verso lo spirito o verso la materia. Si noti come, intersecando i due triangoli, si ottiene la cosiddetta “stella di Davide” la quale esprime l’unione e l’armonia della natura umana e della natura divina nella creatura.

Basilica di Santa Rita (Cascia), crocefisso bronzeo realizzato da Giacomo Manzù.
Nel simbolismo numerico, invece, la croce corrisponde al quattro ma, se si aggiunge al centro, il numero diventa il cinque: le direzioni dello spazio più il “cuore del mondo” o “ombelico” come gli Inca chiamavano la città centro spirituale e politico del loro impero. Pur nella sua verticalità , la croce cristiana richiama l’antica disposizione del cardine e del decumano ma qui al centro degli assi, dove a Roma era custodito il fuoco perenne, si situa il cuore della vittima divina. Spesso, le chiese descrivono in pianta la forma della croce della quale l’asse verticale corrisponde alla navata centrale, o alle navate, e l’orizzontale al transetto mentre l’altare, sul quale si ripete il sacrifico di Cristo e sul quale Cristo opera la transustanziazione delle specie eucaristiche, occupa il centro della croce corrispondente al cuore del Redentore. In questo senso ,la chiesa diviene imago mundi essendo il tempio immagine del cosmo e il tabernacolo simbolo dell’occulta presenza di Dio.
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