“Siamo tutti viaggiatori nati. Abbiamo polvere di stelle nelle vene, cartine geografiche con strade d’argento negli occhi e istruzioni per viaggiare fino a Andromeda…”
Fabrizio Caramagna
La Cascata delle Mamore da sempre provoca forti emozioni. I viaggiatori del Grand Tour ne facevano una tappa obbligata, come del resto gli artisti moderni che a migliaia accorrono a vederla. Risalendo da Terni la tortuosa ed incassata valle del Nera, si percepisce la Cascata attraverso i sensi: il fragore si ode da lontano, la vista presto scorge la bianca sagoma del salto principale mentre l’umidità delle gocce d’acqua, trasportate dal vento, danno la sensazione di essere parte di questo meraviglioso spettacolo naturale. Presso il piazzale Byron, posto come balcone sul sistema di cascate, torrenti, felci e rocce di travertino levigate, ci si sente immersi con i cinque sensi nella “visione” della “impareggiabile cateratta”. Esiste cornice migliore per trascorre un ponte pasquale unico nel suo genere? Non vi rubiamo altro tempo, ecco 3 cose da fare nei dintorni della Cascata delle Marmore.
1) Passeggiare alla scoperta del borgo di Papigno
Papigno sorge in posizione strategica all’imbocco della Valnerina ed in prossimità dell’antica strada per Rieti un tempo controllata per mezzo della Rocca della Sgurgura che, dall’alto di monte Sant’Angelo (611 m s.l.m.), domina la conca omonima. Il borgo venne quasi totalmente distrutto dal terremoto del 1785, a seguito del quale venne ricostruita la chiesa dell’Annunziata, di origine alto medievale. Nella sua fertile conca in passato era molto diffusa la coltivazione delle pesche. Lo splendido paesaggio, nel quale era immerso il paese di Papigno, immortalato da molti pittori dell’Ottocento, subì un profondo cambiamento durante la seconda metà del XIX secolo; proprio qui, infatti, vennero gettate le basi del futuro sviluppo del polo industriale ternano con la costruzione del sistema di canali di derivazione e della centrale idroelettrica di Galleto. Proprio di fronte al paese di Papigno, in località “Valle Castelli“, si trova la cinquecentesca Villa Graziani che tra il XVIII e il XIX secolo divenne il luogo di soggiorno per i viaggiatori del Grand Tour in visita alla Cascata delle Marmore. La sua posizione sopraelevata, rispetto al corso del Nera, permetteva agli ospiti di apprezzare lo spettacolo delle spumeggianti e limpide acque del fiume. Poco distante è il ponte del Toro che venne rinvenuto nel 1819 sotto uno spesso strato di calcare depositatosi nel corso dei secoli. La struttura, costruita con blocchi di travertino, è di incerta datazione (la sua costruzione sembra risalire al periodo compreso tra l’epoca preromana e l’età classica). La disposizione obliqua rispetto al corso del fiume induce a pensare ad una modificazione dell’alveo fluviale avvenuta nei secoli.
2) Esplorare il Lago di Piediluco
Risalendo le pendici del Monte Sant’Angelo, seguendo l’antico tracciato della Via Curia oggi sostituito dalla Strada Statale 79, si giunge all’abitato delle Marmore da dove si può accedere al Belvedere superiore della Cascata ed al Parco dei Campacci (grotte visitabili, con guida, del sistema carsico della rupe della cascata). Proseguendo lungo la strada principale, costeggiando il “Canale Mussolini” opera che convoglia le acque del Velino verso la Cascata delle Marmore, e le condotte forzate della centrale di Galleto, si giunge al Lago di Piediluco. L’attuale bacino lacustre rappresenta ciò che resta dell’antico lacus Velinus a seguito delle bonifiche e del deflusso delle acque. Posto in un ricco ambiente naturale e delimitato da monti coperti di macchia sub mediterranea, il lago ha uno sviluppo frastagliato con profonde anse bordate da canneti e ninfee. Lungo le sue sponde, di fronte al Monte Caperno (549 m s.l.m.) detto Monte dell’Eco, sorge il caratteristico paese di Piediluco. Sovrastato dall’antica Rocca voluta dai Brancaleoni nel XIII secolo e recentemente restaurata, il borgo si estende lungo la sponda del lago. Costituito da casette addossate e stretti vicoli, nel cuore del centro storico è collocato il Santuario di San Francesco, edificato nel 1338 da Pietro Damiani di Assisi a ricordare la visita del Santo. Una ripida gradinata conduce all’edificio, dove si può notare il bel portale con un fregio che ritrae barche e pesci simboli della pesca, da sempre la prima fonte di sopravvivenza della popolazione del lago. All’interno della pittoresca chiesa, la quale presenta un’unica navata con archi traversali, campeggiano due monumentali statue raffiguranti San Giovanni Battista e Santa Caterina d’Alessandria, affreschi ritraenti i più importanti santi francescani , una suggestiva Madonna in trono con Bambino fra i santi Giuseppe e Antonio da Padova, attribuita a Marcantonio Aquili (figlio di Antoniazzo Romano) ed un crocifisso del XV secolo, collocato nell’abside. Il lago di Piediluco è famoso anche come campo di gara e di allenamento per canottaggio: ogni anno, infatti, si svolge qui il memorial Paolo D’Aloja che attrae, nell’omonimo centro remiero, atleti e formazioni internazionali. Presso il paese di Piediluco è possibile usufruire di un silenzioso battello elettrico che permette di visitare il lago, mentre i locali di una ex scuola media sono stati adibiti a centro di documentazione didattica.
3) Scoprire i castelli di Collestatte e Torre Orsina
Collestatte sorge su un poggio lungo il versante destro del fiume Nera e in posizione dominante l’ampio fondovalle della Valnerina ternana. In origine fu una curtis longobarda poi caduta sotto il dominio di Spoleto. Nel corso del Medioevo ebbe una notevole importanza nel controllo delle vie del fondovalle per mezzo di un sistema di torri del quale oggi non rimane che qualche esempio. L’impianto del paese è di tipo medievale con vicoli, archi e scalinate ed una galleria (camminamento) nella cinta muraria nel lato sud – orientale. Nella piazza centrale, si trova la chiesa di S. Pietro, rimaneggiata nel XIX secolo, all’interno: pala d’altare del XVI sec. della scuola di Nicolò di Liberatore detto l’Alunno; fonte battesimale del 1543 con stemma della famiglia Orsini che governò il castello dalla metà del XV all’inizio del XVIII secolo. Nel paese si trovano alcuni palazzetti nobiliari che le ricche famiglie ternane fecero costruire come residenze estive, tra questi è il palazzo Magalotti all’interno del quale è ospitato un museo naturalistico che ha funzione di centro di documentazione del Parco fluviale del Nera. Come Collestatte, anche Torre Orsina sorse per motivi strategici e di controllo sulla Valle del Nera, in posizione dominante lungo il versante destro del fiume. Il castello, voluto da Spoleto, subì diverse dominazioni da parte di nobili famiglie e da una di queste trasse il nome nel 1441 (il signore fu Pietrangelo Orsini). Il centro storico mantiene ancora l’impianto medievale e palazzi signorili costruiti tra il XV e il XIX secolo. Nel borgo si trova la chiesa di S. Rocco, sulle cui pareti tuonano suggestive opere pittoriche risalenti al XVI-XVII secolo. A Torre Orsina nacque e morì Aurelio De Felice, uno dei maggiori artisti del Novecento. Fu scultore, pittore, poeta di fama internazionale. Nei pressi della sua abitazione, poco fuori dal centro storico, è il Parco De Felice: un grazioso giardino in posizione panoramica sulla Valnerina ternana dove sono esposte le copie di alcune sue celebri sculture del periodo 1949 – 1974 ed una fontana anch’essa da lui disegnata.
Riproduzione riservata ©