Uno scudo a difesa della Valnerina
Tra il verde d’un colle arioso e soleggiato, pigiate tra le nuvole dei selvaggi Appennini sorgeva il castello di Campi. Si accedeva al borgo attraverso un imponente portale trecentesco. A destra, in alto, campeggiavano l’arioso loggiato della Chiesa di S. Andrea; in basso, il grande fontanile tipico dei castelli della Valnerina. La topografia del borgo ricorda la forma d’uno scudo: in alto, la punta racchiudeva uno spazio sgombro di case. Al centro, solitaria, s’ergeva Chiesa di Santa Maria delle Grazie, una delle otto del castello assieme a un convento, anch’esso distrutto.
LE IMMAGINI PROPOSTE DI SEGUITO SONO ANTECEDENTI AI TERREMOTI DEL 2016.
Una terrazza sull’Umbria
Le vie del borgo, disposte a semicerchio, erano collegate da rampe: dalla via inferiore si accedeva alle stalle, da sopra alle abitazioni. Il loggiato cinquecentesco, della chiesa di S. Andrea coi suoi cinque archi, s’affacciava su una vallata dalla quale laboriose generazioni per millenni hanno tratto il pane quotidiano. Sparse nei campi, le “meriggie”: alberi secolari che offrivano riparo dalla canicola a uomini e bestiame.
Qualche cenno storico…
Il castello di Campi sorse alla fine del ‘200 all’ incrocio di due importanti strade: l’antica Via Nursina collegava Spoleto con Norcia e, passando per Ciuitas Campli fondata nel III secolo a.c., s’inoltrava nella Valle Castoriana proseguendo verso Tripontium. Quindi, dirigendosi a sud, raggiungeva Terni e la Flaminia. Dalla Valle Castoriana, culla fin dal V secolo di nuclei eremitici, un ramo raggiungeva Visso. L’altra strada, da Ancarano, attraversando le Forche Canapine, scendeva alla Salaria raggiungendo la Valle del Tronto e l’ Adriatico. Per il suo ruolo strategico, nel 1329, il Ducato di Spoleto s’impadronì del castello di Campi, ma, con un attacco fulmineo, il popolo di Norcia lo liberò catturando gli invasori. Nel 1438, il castello fu occupato dalle truppe di Francesco Sforza e Norcia dovette pagare il riscatto.
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