Una terra da scoprire
Scorrendo le pagine di un qualunque sussidiario o di un testo di geografia, la piccola Umbria viene sempre citata come “cuore verde d’Italia”. Raramente una definizione si è rivelata più azzeccata: non c’è dubbio, infatti, che la regione sia il cuore geografico del Bel Paese e che il verde uno dei suoi colori dominanti. In Valnerina, chi si appresta a scoprire l’Altipiano di Castelluccio di Norcia il verde lo trova ovunque: nelle acque spumeggianti dei torrenti di montagna come sui pascoli che cingono il borgo divenuto icona dell’Umbria nel mondo, nelle ombre delle foreste che dominano il valico di Forche Canapine come nelle alture degli impervi Sibillini, nei misteri che avvolgono il Fosso dei Mergani come tra gli assordanti silenzi del Monte Vettore. Il verde, inteso come natura e paesaggio, tanto in Umbria quanto in Valnerina è un valore importante, strettamente legato alla storia umana di un territorio che proprio all’ambiente naturale deve ricchezza e cultura. Questo itinerario, nella sua voluta semplicità, altro non è che un viaggio lontano dagli itinerari tradizionali, un invito alla scoperta di Castelluccio di Norcia e dei Monti Sibillini ,un tuffo dove l’Umbria è più verde attraverso un film divenuto cult nell’Italia degli anni 60.
Adriano Celentano, il pastore Serafino
Era il 1968 quando il regista Pietro Germi scelse la scenografia mozzafiato di Castelluccio di Norcia per registrare una pellicola passata agli annali della cinematografia italiana: “Serafino“, un film interpretato da Adriano Celentano nelle vesti del protagonista ed Ottavia Piccolo. Come già capitato precedentemente con il dolcevita, il titolo del film ha ribattezzato anche il capo di abbigliamento utilizzato dal protagonista durante il film. Difatti con il termine “serafino” ci si riferisce anche a un tipo ben preciso di maglia contraddistinta da scollo arrotondato e bottoni, molto ricorrente nel vestiario indossato dai pastori dell’Appennino. Nel 1968 la pellicola del celebre Germi, che oggi detiene il 20° posto nella classifica dei film italiani più apprezzati di sempre, fu la più vista in Italia con un incasso totale di oltre tre miliardi di lire.
Chi era veramente il Pastore Serafino?
Immaginiamo, o meglio ci piace immaginare, che chiunque almeno una volta nella vita abbia visto questo film. Serafino è un pastore che ha voluto e saputo conservare uno stile di vita libero, non scandito da orologi o status sociali, ma dall’istinto e dalle passioni di chi – parafrasando un passo della celebre colonna sonora interpretata dallo stesso Celentano – difende la propria libertà. Anche in questa pellicola, Celentano interpreta un personaggio dall’umorismo bisbetico che proviene da una realtà semplice e genuina, dove l’anticonformismo inverso è vissuto come un mantra. Ancora una volta il Molleggiato parla di un mondo lontano, con fare nostalgico. Lui, Celentano, che poco si adatta all’industrializzazione, dà il volto al suo personaggio migliore: un pastore libero in una società che rende l’uomo schiavo. La sua felicità è lì col suo gregge, nell’alta montagna. Emblematica la scena della macchina costosa che cade in un dirupo e va a fuoco: per Serafino non si tratta di una perdita dove piangere e disperarsi, ma di uno spettacolo di cui essere allegri, “meglio dei fuochi d’artificio.”
Una trama tragicomica, quando il cinema d’autore raccontò l’Appennino dei pastori
Montagne al confine tra Marche ed Umbria: il giovane Serafino Fiorin, giovane e scanzonato pastore, tornato dal servizio militare, congedato anzitempo per “insufficienza mentale“, si trova erede di tutti i beni della zia Gesuina e comincia a beneficare i suoi amici con generosità dando l’impressione di voler dilapidare il patrimonio fra la costernazione di suo zio Agenore che riesce a farlo interdire. Questo avvenimento non turba Serafino, che, una sera, accetta di passare la notte nella camera della cugina Lidia, dove però lo aspetta lo zio Agenore, costringendolo ad accettare le nozze con la propria figlia. Giunto in chiesa per il matrimonio, Serafino fa spazientire il sacerdote e finisce per non sposare più Lidia. Gli amici lo convincono a sposare la strana prostitua Asmara, per creare insieme a lei un nuovo tipo di famiglia, adatto al suo spirito indipendente.
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