Quanto conosci Castelluccio di Norcia, icona dell’Umbria e della Valnerina nel mondo? Ti vogliamo mettere alla prova, ecco 3 cose che non avresti mai immaginato!
Ponzio Pilato ed un lago misterioso
“Ho sentito raccontare da un prelato degno di fede di un esempio terribile avvenuto presso l’antica città di Norcia. Egli asseriva che nei monti vicino alla città è un lago consacrato dagli antichi al demonio e a esso visibilmente abitato, al quale nessuno può avvicinarsi senza esser rapito a menonchè non sia un negromante. Fatto più terribile è che ogni anno, quella città, per esser salva dalle calamità, paga ai demoni il tributo di un uomo vivo da condurre oltre le mura. Si sente subito quell’uomo essere straziato dai demoni. Così ogni anno la città sceglieva un delinquente e lo inviava come tributo agli spiriti malvagi”, con queste parole il monaco benedettino Barsuire descriveva il Lago di Pilato, uno dei luoghi più misteriosi ed impenetrabili che, da millenni or sono, rende celebri tanto i Monti Sibillini quanto l’Altipiano di Castelluccio. La leggenda narra che nelle sue acque sarebbe custodito il corpo di Ponzio Pilato, ,condannato a morte dall’imperatore Vespasiano. Quest’ultimo, dopo aver rinchiuso in un sacco di iuta il corpo del malcapitato, reo di aver condannato alla croce Cristo Nazareno, lo affidò ad un carro di bufali che lasciò liberi di vagare senza meta. Gli animali da Roma sarebbero giunti sino alla Cima del Redentore, dalla cui cresta il corpo cadde nelle acque del lago.
La leggenda del “Gran Gendarme“
Secondo la tradizione, a guardia del luogo in cui riposano le spoglie di Ponzio Pilato, fu collocato un pretoriano dell’esercito di Roma, successivamente trasformato in roccia dai negromanti che sin dalla notte dei tempi affollano il lago: non a caso lo specchio d’acqua in è custodito nell’abbraccio di imponenti totem rocciosi, fra i quali -per l’appunto – ce n’è uno chiamato il “Gran Gendarme”, in ricordo di quel pretoriano senza volto di cui la storia ignora il nome. Altro nome usato per il lago fino almeno al secolo XV era quello di Lago della Sibilla, come si evince da un disegno di Antoine de la Sale riportato ne Il Paradiso della Regina Sibilla (1420) e da una sentenza di assoluzione del 1452, in cui l’inquisitore della Marca Anconitana De Guardariis assolve la popolazione di Montemonaco (comune all”interno del quale è situato il lago) dalla scomunica in cui era incorsa per aver accompagnato “ad lacum Sibyllae” cavalieri stranieri “provenienti dalla Spagna e dal Regno di Napoli” per consacrarvi libri proibiti .
La battaglia del Pian Perduto
Il 20 Luglio 1522 gli eserciti di Visso e Norcia si scontrarono per la conquista del più settentrionale dei piani di Castelluccio che dopo di allora assunse il nome di pian Perduto.Tra il XIII e il XVI secolo, infatti, le continue tensioni e le fragili tregue (come quella del 1425 firmata da Daniele vescovo di Gemona che fissava il confine presso la fonte di Cànatra), culminarono con l’uccisione del guardiano dei boschi nursini, evento che scatenò la famosa battaglia. La ricostruzione storica racconta che lo scontro non avvenne esattamente nel pian Perduto ma in un’area poco oltre la forca di Gualdo, lungo la strada che scende a Castelsantangelo. Qui i nursini cercarono di cogliere di sorpresa i vissani che invece reagirono all’assalto e, pur essendo in numero minore, sconfissero gli sfidanti.
Ad ogni poeta la sua Iliade, Berrattaccia e la storia di un’antica rivalità
Questo scontro ha comunque assunto un fascino particolare nell’immaginario delle genti del luogo, grazie a un componimento in rima che un poeta – pastore vissano (tale Berrettaccia), scrisse nel Seicento: il bizzarro poema descrive i fatti della battaglia e, tra le “ottave”, insulta con epiteti anche fantasiosi gli sconfitti nursini. Date queste premesse è facile immaginare come il ricordo di questo combattimento sia ancora molto vivo in questi luoghi e come siano nate differenti versioni dei fatti. Da una parte i vissani sostengono che seimila furono i nursini che si scontrarono contro soli seicento uomini di Visso, dall’altra i nursini narrano un intervento “erotico” delle donne vissane le quali, durante gli scontri, seducendo i virili uomini di Norcia, permisero il loro accerchiamento. La fama della battaglia è probabilmente da ricercare nel più atavico campanilismo tra i cittadini dei due territori e nell’ormai sopito sentimento di rivalsa dei vissani nei confronti della potente città di Norcia.
Un lago “insanguinato” nel cuore dei Monti Sibillini
Sempre nel cuore del Pian Perduto, è custodito un laghetto denominato Stagno Rosso, le cui dimensioni variano da 38 a 43 mt. e la cui profondità, che ovviamente muta in base alle stagioni, non arriva a superare mai il metro. Il colore delle sue acque varia dal grigio al giallo ma in genere, durante il periodo estivo, assume un colore rosso-violaceo causato da un’ alga chiamata “Euglena sanguinea”, il cui fenomeno è stato scoperto per la prima volta il 19 giugno del 1995. Questa alga in condizioni normali si presenta di colore verde ma, con il variare dell’intensità della luce e della temperatura dell’acqua, muta di colore creando effetti quasi irreali. Una leggenda legata al fenomeno della colorazione del laghetto narra che una fata nel dipingere un arcobaleno fece cadere della vernice rossa sui campi sottostanti e di conseguenza venne a formarsi un lago dal colore rosso che solo in particolari condizioni risultava essere visibile, così come l’arcobaleno lo è in determinate condizioni meteorologiche.
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