“Lu fòcu denanzi te scalla, deretru te gela”
Nella Valnerina d’un tempo, il fuoco domestico non veniva mai spento poichè, oltre che per scaldarsi, era usato più volte al giorno per cucinare. Alla sera, prima di coricarsi, la massaia provvedeva a radunare le braci ed a ricoprirle con uno spesso strato di cenere in modo che, l’indomani, tolta la cenere, il fuoco potesse essere riacceso senza difficoltà. Allo scopo di garantire una regolare combustione, il focolare dev’essere alimentato da aria fredda proveniente dall’esterno: per questo motivo, gran parte dei camini, in Valnerina, erano alimentati dall’aria che circolava nell’ambiente cui erano costruiti. La corrente ascensionale d’aria calda prodotta dalla combustione, attira aria fredda sicchè, chi ha avuto modo di sostare dinanzi a qualche vecchio focolare, sa per esperienza che la parte del corpo esposta al fuoco gode di un piacevole tepore, mentre la parte opposta resta al freddo: ” lu fòcu denanzi te scalla, deretru te gela”, recita un detto locale. Di pregevole fattura aerano gli attrezzi del camino, utilizzati perolopiù per alimentare o placare le fiamme del camino. Questi arnesi, ormai scomparsi dall’uso quotidiano, sono divenuti ricercati pezzi d’antiquariato.“

Quali sono gli attrezzi del camino utilizzati dalle nostre nonne?
Gli alari di ferro foriato, detti “capifochi“, oltre a fornire l’appoggio alla legna da ardere mantenendola sollevata rispetto al piano del focolare, nella parte anteriore presentavano due o tre anci – disposti verticalmente a differenti altezze- ai quali poteva essere appoggiato lo spiedo (“spiedu”). Particolarmente importante era l’attizzatoio, detto anche “suffiaturu”, il quale consisteva in un tubo di ferro, lungo circa un metro, schiacciato all’estremità rivolta verso il fuoco in modo tale da ridurre l’apertura ad una stretta fessura, oppure chiuso e munito di un foto laterale. Le molle da fuoco (“majòle”), assieme alla paletta di ferro, corredavano il numero degli attrezzi usati per la cura del fuoco domestico. Infine vi era la catena da fuoco, in ferro forgiato, con la quale venivano mantenuti sul fuoco i recipienti da cottura. La catena da fuoco consisteva in una serie di anelli circolari dal diametro di una decina di centimetri, infilati l’uno dentro l’altro.

Utensili…..MAGICI
Secondo la tradizione, attizzatoio, molle, paletta e catena – oltre ad essere attrezzi indispensabili d’uso quotidiano, avevano anche un impiego rituale essendo utilizzati per allontanare la grandine quando, specie nella tarda primavera o agli inizi dell’estate, i nembi s’addensavano minacciosi sui campi di frumento. In quell’occasione, dopo aver implorato la protezione di Santa Barbara, mediante apposite preghiere, si usava gettare sull’aia gli attrezzi del camino. Oltre al potere apotropaico del ferro, si credeva che la catena del focolare servisse ad incutere timore ai diavoli che, secondo un’antichissima credenza, cavalcavano le nubi temporalesche. Presumibilmente, la catena ricordava al demonio la profezia dell’Apocalisse secondo la quale, alla fine dei tempi, l’Arcangelo Michele incatenerà Satana e lo getterà nell’abisso di fuoco.

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