“Chi guarda la luna….”
In Valnerina, la percezione che i vecchi agricoltori avevano della luna non si limitava all’utilità della medesima in quanto indispensabile per rischiare la notte. L’influsso del satellite sui liquidi e, in genere, sui cicli naturali era conosciuto anche dai montanari, tra i quali non si aveva l’esperienza delle maree ma quella della maggiore o della minore saturazione delle linfe che alimentavano la crescita delle piante. Procedendo a ritroso nel tempo, non possiamo escludere che – in Umbria – il rapporto tra i contadini e la luna fosse improntato ad una certa sacralità. Lo sviluppo del tema e, soprattutto, le comparazioni che a riguardo sorgono spontanee, ci porterebbero troppo lontano dall’analisi che vogliamo proporre attraverso questo articolo. Specialmente i più anziani, prima di cimentarsi nel duro lavoro dei campi, usavano osservare le fasi lunari. Poco a poco questa usanza, un tempo seguita da tutti senza eccezione, è andata perdendosi. Allo stato attuale, gran parte dei nostri informatori ricorda le regole imposte dagli avi, ma solo alcuni di essi le applicano ancora. Tuttavia una sparuta minoranza afferma che osservare la luna non sortisca nessun effetto. A tale proposito, gli increduli usano citare un proverbio: “Chi guarda la luna, non fa faccenna nisciuna”. Sebbene il proverbio ci sia stato riferito come l’abbiamo trascritto, da parte nostra siamo convinti che, molto tempo addietro, doveva suonare in un altro modo: “Chi non guarda la luna, NON fa faccenna nisciuna”. La nostra restituzione non è arbitraria, ma giustificata dai dati raccolti sul campo che indicano un’alta incidenza di casi in cui, prima di intraprendere un’opera, si badava alle fasi lunari. Nelle prossime righe riassumeremo 3 casi da noi documentati.

1) La raccolta del legname
Per la legna, non si effettuava mai il taglio se non a luna calante. Secondo la tradizione il legname raccolto a luna crescente è saturo di linfa e pertanto, oltre ad ammuffire piuttosto velocemente, in fase di combustione produce una notevole quantità di fumo e fuliggine. I travi maestri, affinché offrano il massimo della durata, vanno tagliati con la luna calante di dicembre. Anche la legna destinata ad essere trasformata in carbone, perché il lavoro procedesse in modo ottimale e la resa fosse migliore, doveva essere ragliata a luna calante.
2) La coltivazione dell’orto domestico
Per i lavori nell’orto, si osserva questa regola: per piantare “quello che nasce sottoterra” (carote, rape, cipolle e patate) bisogna attendere la luna calante; per piantare “quello che nasce sopra la terra” (insalata, pomodori, odori), è necessario che la luna sia crescente. Per quanto concerne le patate, qualora vengano seminate in luna crescente, “spigano”: ovvero producono una gran quantità di fiori e tuberi striminziti. Per quanto riguarda gli ortaggi che producono frutto, come ad esempio zucche e zucchine, è consigliabile piantarli a luna calante, altrimenti succede quanto accade per le patate: tanti fiori e pochi frutti.
3) La realizzazione degli innesti
Relativamente agli innesti sugli alberi da frutto, la luna adatta – “luna bona” – è la calante, meglio se la fase lunare coincide con il periodo compreso tra la festa di San Giuseppe e quella dell’Annunziata, ossia tra il 19 ed il 25 marzo. Il giorno migliore per gli innesti è il terzo, calcolato dal giorno in cui la luna comincia a decrescere: se si innesta al terzo giorno della luna calante, i primi frutti potranno essere colti dopo tre anni; se si innesta, oltre quel giorno, bisogna aspettare un altr’anno per ognuno dei giorni di ritardo.
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