Santa Anatolia di Narco, un borgo che non ti aspetti
Per apprezzare al meglio questo paese bisogna lasciare le vie principali e percorrere le antiche vie che qui convergevano. Costeggiando il fiume Nera, lungo la vecchia strada che collegava Sant’Anatolia a Castel San Felice, si può immaginare la vita dei viandanti e dei pellegrini che qui passavano per raggiungere la magnifica chiesa dei Santi Felice e Mauro di Narco. Un lavatoio del XVI secolo, un limpido canale di acqua sorgiva, una chiesa di campagna, antiche botteghe con banchi in pietra, le grotte dei primi eremiti, il ponte a doppia arcata medievale che conduce alla chiesa, sono muti testimoni di un passato che ancora oggi riesce ad emozionare il visitatore.

Un tuffo nella storia della Valnerina
La posizione strategica su un terrazzo fluviale all’incrocio di antiche vie di comunicazione, fu alla base della edificazione del castello voluta dagli spoletini nel XII – XIII secolo che costruirono le mura ellittiche e le tre porte di accesso (una ad ovest e le altre due ad est, verso il monte). Ma l’insediamento in questo luogo è molto più antico visto che gli scavi della fine del XIX secolo hanno portato alla luce, in località “il Piano”, una necropoli (VIII – IV secolo a.C.) ricca di reperti archeologici in parte conservati nei musei di Firenze e Perugia ed in gran parte dispersi. Probabilmente fu abitata anche nel periodo romano (due epigrafi funerarie sono inserite nei muri della chiesa di Santa Maria delle Grazie). Ma è nell’età medievale e nei secoli successivi che Santa Anatolia di Narco visse il periodo di maggiore vivacità grazie alla sua posizione di crocevia tra la strada di fondovalle, le vie montane del Coscerno e la “Via del ferro” che, attraverso la Val Casana, raggiungeva le miniere di Gavelli e Monteleone di Spoleto.

Da non perdere a Sant’Anatolia di Narco
L’utilizzo della canapa a scopo tessile è stata una pratica in uso per secoli fino alla metà del XX secolo. L’impiego prevalente era quello destinato alla produzione del filo per la tessitura domestica con il quale le donne della Valnerina confezionavano i loro corredi (per mezzo di telai), e per la realizzazione delle corde che gli uomini utilizzavano per i loro lavori dei campi e della montagna. Il museo è ospitato nei locali dell’ex palazzo comunale (XVI secolo) sulla piazza centrale del paese. All’interno viene esposta un ricca documentazione che “racconta” l’intero ciclo di produzione e lavorazione della canapa: dalla coltivazione, ai prodotti tessili (XVIII –XX secolo), attraverso le fasi di macerazione-essiccazione della fibra e la successiva cardatura. All’interno si trova anche un laboratorio di tessitura (con telai manuali) a scopo didattico.

Scheggino, un castello tra le acque del Nera
Arrivando a Scheggino l’occhio è attratto dall’antica torre quadrilatera che svetta su uno scoglio a guardia della valle e delle rovine di antiche abitazioni nascoste dalla vegetazione. La vita del paese si svolge in basso, ai piedi del monte nel dedalo di viuzze, vicoli, archi e nella piazza Carlo Urbani che, congiunta da un ponte di ferro al borgo antico, collega il passato ed il presente di questa vivace ed armoniosa cittadina attraversata dalla fresche acque del Nera. Scheggino, sorto come castello triangolare di pendio, è situato lungo la riva sinistra del fiume in uno dei tratti più stretti della valle. La sua edificazione risale al XIII – XIV secolo nel punto dove è la foce della Val Casana: una zona di sorgenti sfruttate per l’allevamento e la pesca delle trote. Da qui scaturisce un limpido canale, detto la “Fiumarella”, che scorre per alcune centinaia di metri tra le abitazioni del paese, utilizzato nel corso dei secoli per azionare le turbine di antichi opifici nella parte bassa dell’abitato.

Il Museo del Tartufo
Quella del tartufo è una tradizione molto diffusa in Valnerina. Qui a Scheggino da generazioni ha modellato l’economia, la società e la vita delle persone. Il piccolo ma moderno museo dedicato a “l’oro nero” è stato realizzato dalla famiglia Urbani in memoria di Paolo Urbani che fondò l’impresa nella propria abitazione alla fine dell’ottocento. All’interno si possono osservare foto in bianco e nero che ritraggono le fasi di ricerca, la lavorazione, i macchinari, gli attrezzi e gli strumenti utilizzati per la valorizzazione del prezioso tubero; sono esposte anche fatture, telegrammi e lettere personali che tracciano la storia dell’azienda dai primi tentativi casalinghi al successo e alla internazionalizzazione. Nel museo è una piccola boutique dove poter acquistare i prodotti.

Cosa vedere a pochi km da Scheggino
Posto all’imbocco della valle del Fosso delle Cese, Ceselli ha avuto in passato una certa importanza come castello di riferimento per gli altri villaggi del piccolo comprensorio che si sviluppa sulla destra orografica del Nera e che comprende le frazioni di San Valentino, Pontuglia, Schioppo, Le Cese e Collefabbri. Il castello di pendio venne edificato tra il XII e il XIV secolo nei pressi di un insediamento preesistente in posizione strategica all’incrocio tra le vie di comunicazione del fondovalle e le strade montane che conducevano a Spoleto (attraverso il fosso delle Cese), e a Monteleone di Spoleto (attraverso i castelli di Civitella e Monte San Vito). Lungo questa strada, il sabato delle palme del 1831, venne accompagnato a Leonessa in sella ad un mulo dal figlio dell’oste di Ceselli l’allora vescovo di Spoleto poi diventato papa Pio IX, in fuga dalla città insorta contro il governo pontificio. Sulla sommità del borgo è la chiesa di San Michele Arcangelo del XVI secolo, rimaneggiata nell’Ottocento. All’interno: San Vito incoronato dagli angeli tela del 1644; Madonna con Bambino del 1525, Crocifissione e santi del 1603. Poco fuori dal paese, a monte della statale Valnerina, è localizzata la chiesetta romanica di San Vito. Ha due vani ricavati nel Cinquecento ed affreschi: Crocifissione del 1603, Santi e martiri della metà del XVI secolo attribuiti ad un pittore ispirato dall’opera di Vincenzo Tamagni. Nei pressi di Contaglia si trova la chiesa romanica di San Sabino.

Sellano, il castello del Vigi
Sellano è situata lungo la valle del torrente Vigi, affluente di destra del Fiume Nera, ed il suo territorio si estende per 85 kmq. Il castello che nell’aspetto attuale risulta interamente tardomedievale,è sorto in corrispondenza di itinerari che attraverso la valle del Vigi collegavano la Valnerina con Foligno e il Camerte e raggiungevano Spoleto lungo la Via della Spina. Il territorio, collocato in una delle aree paesaggisticamente più interessanti e tipiche del Subappennino umbro, è punteggiato da numerosi villaggi, ognuno dei quali conserva memorie e testimonianze di antiche epoche, particolarmente del cosiddetto stile architettonico “romanico campestre” e dell’arte gotica e rinascimentale umbra minore. Le origini di Sellano si perdono nella leggenda, dovute forse alla tribù romana dei Syllinates ricordata da Plinio o addirittura ai seguaci di Lucio Cornelio Silla, che sembra la fondarono nell’84 a.C dandogli il nome del loro capo. Vanta quindi una probabile origine romana collegabile ad un supposto presidio della gens “Suilla” o dei “Suillates”, come nominati nel I sec. d.C. da Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis; così almeno ipotizzarono gli storici spoletini Severo Minervio, nel XVI secolo, e Achille Sansi, nel XIX secolo.

Montesanto e la Chiesa di Santa Maria
È un castello di poggio del XIII secolo che sorge in posizione panoramica difronte a Sellano, lungo la sponda opposta della Valle del fiume Vigi. Da sempre fu luogo di frontiera della pieve di Mevale e del ducato di Camerino, per questo in lotta con Sellano per quel che concerne i confini. Il castello presenta una cinta muraria di forma rettangolare allungata con i resti della rocca al vertice e alcuni palazzetti del XVI – XVII secolo, proprietà di alcune ricche famiglie del luogo come i Montioni di Spoleto (banchieri) e i Collicola (presso la corte pontificia del XVII – XVIII secolo). Il centro del paese che fu molto danneggiato dal terremoto del 1997 e ormai interamente ristrutturato, ospita la chiesa di Santa Maria (XIII secolo) che ha custodito opere di rilievo, oggi presso i musei di Spoleto, come: Adorazione del Bambino di Domenico Beccafumi del 1540 e la grande ancona, Madonna con Bambino di Antonello da Saliba del 1494. Facciata cinquecentesca, portale in pietra con timpano e stemma di Spoleto, tozzo campanile con gli stemmi di Spoleto e Montesanto. All’interno: tre navate con copertura a capriate, altare maggiore in legno dorato di gusto barocco, tabernacolo e tele del periodo XVI – XVIII secolo. Nella piazza difronte alla chiesa è un antico pozzo e la Casa della posta (ex palazzo comunale), con scala esterna, un portico a due archi, sedili in pietra un’iscrizione con data 1542 ed una fessura per la spedizione della posta con iscrizione e data 1632. Presso la chiesa di Santa Lucia è la cappella della Madonna della porta: una loggia affrescata con i Quattro Evangelisti (nella volta) e Madonna con Bambino e Santa Lucia del XVI secolo restaurata e chiusa da alcuni vetri a protezione.

Il Museo delle Lime e delle Raspe
Villamagina, che si trova poco distante da Sellano, sorse nel XVI secolo come villa fortificata. Qui da sempre vengono costruite artigianalmente raspe e lime in ferro che rappresentano il tratto distintivo del luogo e di altri piccoli centri abitati del sellanese come Casale, San Martino e Ottaggi. Da secoli gli abitanti di questo borgo hanno forgiato lime e raspe che sono state commercializzate anche a seguito della costituzione di una cooperativa che ha operato qui per molti anni. La salvaguardia delle conoscenze tecniche e dei sistemi di lavorazione per la produzione delle raspe sono al centro delle attività dell’ecomuseo promosso dal CEDRAV (per informazioni: www.cedrav.org ).La chiesa di San Silvestro è al centro del paese; semplice facciata con iscrizione sopra la porta d’ingresso. All’interno una navata con altare maggiore barocco, Madonna del Rosario del XVII secolo e un crocifisso sagomato del Quattrocento.

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