Gli studi umanistici e l’incontro con il Clareno
Cresciuto in un ambiente saturo di devozione religiosa, Simone Fidati, una delle principali icone spirituali del Trecento, scoprì la vocazione a vent’anni, mentre era impegnato negli studi umanistici. Sentitosi chiamato al cammino della santità, capì che quegli studi, com’era capitato ai suoi compagni, l’avrebbero condotto lontano da Dio. Intorno al 1306 nella vita del giovane Simone fece irruzione la personalità travolgente di Angelo da Cingoli, detto il Clareno, fondatore del movimento francescano degli “Spirituali”. Tempra di riformatore, il Clareno visse in sospetto d’eresia fino alla morte, avvenuta nel 1337. Fu Simone stesso a definire Angelo da Cingoli “timoniere” della sua anima. Tuttavia, l’incontro fra Fidati e Clareno costituì un importante e fecondo momento d’incontro fra la spiritualità agostiniana e quella francescana: la storia dell’Umbria medioevale s’intesse con quella dei due Ordini.
Il sacerdozio
Vestita la tonaca bianca del novizio agostiniano, dopo un anno ed un giorno – come prescrive la Regula – Simone prese i voti e divenne professo dell’Ordine seguendo la rigida via della preghiera, del silenzio, dello studio delle Scritture, del lavoro, dell’obbedienza e dell’astinenza: a quei tempi, per i monaci, i giorni di digiuno equivalevano quasi alla metà dei giorni dell’anno. Divenuto sacerdote, impegnò nella predicazione itinerante ventisette anni della sua vita. Frequentò i pulpiti di Roma, Perugia, Gubbio, Foligno, Siena, Firenze e Bologna rifiutando qualsiasi compenso, tranne il vitto ed il necessario a comprare i libri per la predicazione. I suoi biografi narrano che quasi mai preparava i sermoni a tavolino, ma si affidava al proprio intuito affinato dalla preghiera, esercitato nella conoscenza minuziosa delle Scritture, nutrito degli insegnamenti dei Dottori della Chiesa. Tra le opere lasciateci da Fra’ Simone Fidati vi sono i 15 libri di commento al Vangelo, intitolati “De gestis domini Salvatoris” per i quali l’autore si avvalse solamente di citazioni tratte dalle Scritture. L’altra opera fu scritta di getto, tra una predica e l’altra, nei rari momenti di quiete.
Il Miracolo Eucaristico
Passato a miglior vita nel 1348, i resti di Simone Fidati vennero trasportati da Roma alla Chiesa di Sant’Agostino. In seguito alla soppressione del convento, furono portate nella chiesa di Santa Maria, quindi deposte sotto l’altare dedicato alla Madonna. Infine, il 19 maggio 1988, i resti del predicatore agostiniano furono definitivamente collocati nell’abside destro della Basilica Inferiore, anche’essa, come la Superiore, a croce greca. Ciò che indusse le autorità religiose a progettare uno spazio dedicato a Simone Fidati non fu solo la fama della sua santità, ma la particolare natura del miracolo in cui egli venne coinvolto: un miracolo eucaristico. Narra la storia che, nel 1330, il parroco di un sobborgo di Siena recandosi a portare l’eucaristia ad un malato, invece di usare la special teca, forse per fretta o per trascuratezza, mise la particola consacrata dentro il suo breviario e s’incamminò tenendolo sotto il braccio. Quando l’aprì, trovò sulle sue pagine l’impronta sanguinante dell’ostia. Esterrefatto, si rivolse a Simone, che in quel tempo predicava a Siena, per essere assolto. Dopo l’assoluzione, certo del miracolo, Fidati tenne con sé il breviario. Una pagina con l’impronta sanguinosa fu donata ai confratelli di Perugia ma andò perduta. L’altra pagine venne donata alla comunità di Cascia e questa qui ancora oggi si conserva.
Pietre sacre
L’urna funeraria del Beato Simone Fidati è un gran sasso grezzo di pietra gialla, scavato ad arte. Una finestrella ricavata nel sasso consente di vedere i resti mortali. Vi è una seconda apertura, sulla parete superiore. A sinistra ed a destra dell’urna, due grandi tavole verticali di travertino, scolpito in modo da suggerire le pagine di un libro, recano la riproduzione dell’impronta religiosa. All’interno delle due tracce circolari, sanguigne, quasi sigilli coagulati, s’indovina il volto del Redentore. Dietro l’urna, sulla parete di fondo della cappella, il reliquiario contenente il ritaglio della pagina del miracolo, anch’esso eseguito utilizzando il blocco grezzo della medesima pietra dell’urna.
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