1) Sulle orme dei manieristi, l’Adorazione dei Magi
Siamo all’alba del XVI secolo: il pittore Federico Zuccari, antesignano del manierismo italiano, si trova a varcare la soglia della Chiesa dell’Annunziata, gioiello artistico ed architettonico situato nel cuore di Cerreto di Spoleto. Anche questa volta, ad ispirare l’artista marchigiano è un importante episodio delle Sacre Scritture: l’Adorazione dei Magi. Uno dei tre, deposti al suolo corona e spada, s’inginocchia e protende il volto verso il Bambino sorretto dalla Santa Madre. In un tenere gesto, il Cristo tende le mani ad accarezzare la barba canuta del re venuto dall’Oriente. Alta, tra le assi fatiscenti del tetto, brilla la stella che ha guidato i Magi. Gli altri due, quasi intimoriti, attendono di porgere il loro saluto al Re dei re. Uno stringe un vaso d’oro, dono per il Redentore. Dietro di loro, due palafreni badano alle cavalcature. Al fianco di Maria, un po’ in disparte, Giuseppe che regge una pisside d’argento. Sullo sfondo del cielo notturno rischiarato dalla luna, solitarie rovine simboleggiano un’era che, secondo i vaticini delle sibille sta per essere rinnovata.
2) Dipinti parlanti, in Val di Narco un opera da non perdere
L’affresco della Vergine del latte – risalente al XV secolo – è situato presso la Chiesa della Madonna Grazie, un tempo edicola campestre dedicata a Santa Maria della Neve. L’opera, appartenente alla tradizione pittorica umbro-senese, raffigura la Vergine che porge l’esuberante abbondanza del suo seno al divino Bambino, tra le cui mani riposa il globo dell’universo. Tutta la Valnerina è costellata di santuari, chiese, cappelle, edicole dedicate alla Madonna delle Grazie. Un tempo, quando ci si recava a visitare i morti presso il cimitero di Sant’Anatolia di Narco, veniva recitata una formula di commiato in cui, se non si avesse avuto la ventura di tornare a visitare la Vergine, si chiedeva la grazia della salvezza per l’anima. La preghiera, tratta dalla tradizione orale del territorio, diceva così: “Madre Mia me ne vo, se c’arvengo non lo so. Se ce viene l’anima mia, faje bona compagnia. Se c’arvene anima e corpo, daje aiuto e buon conforto”.
3) Il Battesimo di Gesù
Correva l’anno 1956 e Silvio Consadori si apprestava ad affrescare la Basilica di Santa Rita. Dipinge un uomo possente, temprato dal sole e dal vento del deserto, in piedi su una roccia. E’ il Cristo, che si accinge ad essere battezzato. Giovanni sta per versare l’acqua battesimale sul capo del Redentore: nel solenne gesto ieratico è cosciente del rito che sta per compiere e del ruolo che gli è stato riservato nella realizzazione dell’umana salvezza. Un ruolo che il Precursore ha accettato fino in fondo, nella solitudine del deserto. Alle spalle di Gesù, un angelo è pronto a porgergli una candida vesta: la alba dei battezzati. Tre anni ancora e quell’angelo sarà sostituito da una donna in lacrime che, sull’erta del Calvario, asciugherà il volto del Salvatore grondante di sangue.
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