1) Tra spiritualità e leggenda, un mito da scoprire
Di questi due santi eremiti la tradizione narra che venissero dalla Siria. Mauro era padre di Felice. I due anacoreti, verso la fine del V secolo, presero dimora nei pressi di una zona palustre resa insana e mefitica dalle continue esondazioni del fiume Nera. Mauro provvide a bonificarla e l’impresa assunta la veste della leggenda, venne trasfigurata in un’epica battaglia finita con l’uccisione del drago che desolava la zona. E’ pero probabile che sotto l’allegoria della feroce creatura – associata alle paludi tant’è che la malaria, nel Medioevo, era chiamata “morbus draconis” – si celi un’impresa parallela: la lotta contro i culti pagani che tenacemente resistevano in quelle zone.
2) A lezione da Lodovico Jacobilli
Anche Isacco il Siro, giunto a Monteluco di Spoleto coi primi eremiti siriani, si dedicò a sradicare i culti pagani concentrati nel bosco sacro, il lucus da cui il luogo derivò il nome. Tornando a Felice e Mauro, ai due santi vengono attribuiti diversi miracoli, il cui ricordo è ancora vivo nella tradizione rurale della valle: a Mauro, oltre all’uccisione del drago, è attribuito il miracolo del bastone in legno di pino che, infisso al suolo, rinverdì riprendendo a fiorire, fatto che spiega la presenza – sul territorio – del pino di Aleppo. A San Felice, invece, viene attribuito il miracolo della resurrezione del figlio di una vedova morta in tenera età. L’agiografo umbro Lodovico Jacobilli pone la morte di Felice al 16 giugno dell’anno 535 e quella di Mauro nel medesimo giorno ma vent’anni più tardi.
3) L’Acqua di San Felice
Il culto di San Felice è diffuso in tutta la Valnerina, basti pensare che effigi dell’anacoreta sono custodite anche nella Chiesa di San Valentino, a pochi km da Scheggino. Occorre ricordare che, il luogo teatro delle imprese dei due santi eremiti, per secoli, fu centro di un culto terapeutico che utilizzava l’acqua sorgiva solita raccogliersi sul fondo di una grotta che si apre vicino alla monumentale Abbazia. Ai due santi si chiedeva la grazia della guarigione dalla scabbia e da altre malattie della pelle particolarmente diffuse tra i bambini.
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