Scolpito tra dedali d’arenaria levigati dal respiro del tempo e della storia Palazzo Santi, sede del Museo Civico della Città di Santa Rita, traccia dal trono marmoreo dell’imponente portale a bugnato la rotta errante del viaggiatore, funambolo romantico dallo zaino in spalla all’incessante ricerca di meridiani e paralleli interiori, in bilico sul filo sottile ed etereo del veleggiare umano. Stelle polari puntate sul sipario della storia indicano a chi sceglie questo petalo di Valnerina una visione scarcerata da orizzonti e confini, che riaffiora limpida tra le increspature del Tempo e della Memoria, tra alberi maestri su cui fioriscono vele e rotte dell’eterno. Azimut e zenit, costellazioni e punti cardinali che varcata la soia di Palazzo Santi assumono i nobili contorni di paramenti sacri e statue lignee, rose dei venti attraverso le quali orientarsi tra le vicende di un territorio antico in cui il Tempo si traduce in Spazio per poi perdersi nell’alba della storia.

La raccolta ospitata all’interno di Palazzo Santi vanta una serie di preziose terrecotte policrome (XI-XVI sec.), ed uno straordinario nucleo di statue in legno, rare testimonianze del patrimonio medievale di arte sacra. Molto interessante si presenta la zona della biglietteria del museo, ricavata da una farmacia di inizio Ottocento.
Archeologia e leggenda traghettano il viaggiatore tra le pieghe di un passato arcaico testimoniato dai reperti rinvenuti nella Tomba di Maltignano, avamposto della civiltà contadina tra le cui pietre smussate dal vento germogliarono primitive genealogie di guerrieri italici consacrate all’immortalità del Tempo attraverso un prezioso corredo funerario, oggi custodito nelle stanze del Museo. Sfiorati dal respiro lapideo della storia i ritrovamenti rinvenuti a Maltignano conservano fra frammenti di vita quotidiana la biografia sbiadita di un’anima perduta tra i silenzi dell’eternità ma alla quale venivano riconosciute indubbie capacità mediche e chirurgiche, come testimoniato dai contenitori rinvenuti all’interno del sito, utilizzati generalmente per conservare sostanze medicinali.

Il museo è composto da un sezione archeologica e una Pinacoteca. Nella prima sono esposti reperti del territorio databili dall’VIII secolo a.C.; nella seconda, dipinti di provenienza locale dal XVI al XVIII secolo e sculture lignee a partire dal XIII secolo, tra cui una statua di S. Sebastiano attribuita alla bottega di Antonio Rizzo.
Eretto tra le latitudini del tempo, un monumentale braccio marmoreo conduce il viaggiatore tra gli incensi di antichi riti pagani pronunciati alle pendici dell’imponente Tempio di Villa San Silvestro che, come testimoniato dall’arto rinvenuto, celebrava potenza divina e caducità terrena del semidio Ercole. Luoghi ancestrali a cui l’archeologia del Tempo e dello Spirito affida il compito salvifico di conservare aliti di memoria ed identità innalzandoli alla gloria degli altari attraverso la monumentalità di decorazioni architettoniche vive tra le impronte indelebili del vento e della storia.

Tra il 1920 ed il 1930 scavi condotti al di sotto della Chiesa di Villa San Silvestro, frazione montana del comune di Cascia a pochi chilometri dal confine con la provincia di Rieti, fecero riemergere il podio ed alcuni elementi architettonici e della decorazione di un grande tempio romano risalente al III secolo a.C.
Statue lignee intagliate dal vento del Medioevo e da mani anonime sussurrano al viaggiatore echi di una spiritualità antica che in Valnerina assume la fisionomia amorevole di una Madonna col Bambino, antologia del Creato e florilegio di ars scultorea. Una Vergine che, dischiusa dall’anima di un pioppo, celebra nelle nell’incedere dei lineamenti eterei del volto sensibili policromie medioevali per poi ergersi maestosa nella contemplazione dello Spirito. Palazzo Santi, un atlante aperto sul volto della Storia e della Bellezza, le cui pagine diventano perle e diademi di una pinacoteca inesplorata in cui Vergini e pargoli ascendono alla Gloria dell’Eterno, fra creature angeliche che intonano al Cielo canti di lode.

A partire dal XIII secolo le chiese umbre si arricchiscono di sculture eseguite direttamente o influenzate da scultori provenienti dal nord Europa. Nei secoli a seguire la scultura umbra segue i modi di quella abruzzese, i cui connotati principali sono l’accentuato arcaicismo dell’espressione, la visione frontale dell’immagine e l’espressività dei volti. Questi elementi sono ampiamente riscontrabili nelle sculture di Cascia.
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Da vedere:
Nei dintorni:
- Monteleone di Spoleto ed il Museo della Biga;
- Norcia, la Città dei Santi Benedetto e Scolastica;
- L’Eremo della Madonna della Stella;
- Usigni, la Terra del Cardinale;