Famosa ad ogni latitudine per la meravigliosa figura di Santa Rita, Cascia cela una storia secolare che, pur avendo percorso binari paralleli a quelli tracciati dall’Avvocata degli Impossibili, è intimamente connessa al cammino compiuto su questa terra dalla Santa. Un borgo che, a dispetto dell’isolamento geografico a cui viene confinato dai libri da storia, ha saputo essere perno della vita civile e religiosa della Valnerina la cui millenaria spiritualità, nonostante alterne fortune, non ha mai conosciuto interruzioni trovando espressione in questi personaggi di immensa caratura spirituale.
Il Beato Ugolino
Nato alla fine del XIII secolo, il Beato Ugolino divenne agostiniano da giovanissimo. Indossato l’abito cenobitico, si ritirò in preghiera presso la romitoria di San Maria del Castellano, presso Sant’Anatolia, piccolo paese alle porte di Città di Santa Rita. Le informazioni riguardanti la vita Ugolino da Cascia sono piuttosto scarne, tuttavia si sa con certezza che fu chiamato beato a voce di popolo e non a seguito di un processo canonico indetto dalla Santa Sede. In un’iscrizione posta al di sotto di un suo ritratto, conservato presso il convento S.Agostino, andato distrutto nel 1703: <<Beatus Ugulinus de Cassia, Ordinis Haeremitraum Sancti Augustinii in nostro eremo S.Anantoliae prope Cassiam poenitentia insigni decoraturs ad aeternam vitam evolavit anno salutis 1330. Eius brachium colitur in ecclesia collegiata Mariae Cassiae>>. Un altro ritratto era conservato, insieme a quelli dei più illustri personaggi del luogo, nel palazzo consolare della Città: si trattava di effigi realizzate dal pittore locale Domenico da Manigi ed andate perdute durante il catastrofico terremoto del 1703. Secondo la tradizione, nel 1733, a seguito di una visita pastorale il vescovo di Spoleto Pietro Carlo De Benedictis ordinò la fusione del reliquiario custodito nella Chiesa di Santa Maria della Visitazione contenente un braccio del Beato Ugolino poiché, a suo dire, non autentico.
Il Beato Giovanni da Chiavano
Il nome del beato Giovanni da Chiavano, che prende il nome dal borgo in cui nacque, ricorre con particolare frequenza negli statuti cittadini del 1387 nei quali veniva stabilito che il Comune dovesse riconoscere alla Chiesa di S.Agostino, posta sulla sommità del colle omonimo, dieci libre di cera da utilizzare per le celebrazioni in Battista Battista e del beato Giovanni da Chiavano. A proposito di fonti, intorno alla prima metà dell’Ottocento, lo storico locale Marco Franceschini racconta che in una delle volte del convento di Sant’Agostino fosse rappresentato un dipinto raffigurante una fortezza alla cui sinistra s’apriva una grotta abitata da un religioso barbuto indicato, nel dipinto stesso, come Beatus Iohannes de Cassia. Un importante ritratto del Beato è conservato nei magazzini del Museo di Cascia : secondo gli storici dell’arte fu realizzato dal pittore casciano Francesco Venanzi nel 1645. Di Giovanni da Chiavano permane solamente il cranio, custodito in un’antico reliquiario d’argento presso il Monastero di Santa Rita.
Fra Andrea di Giovanni
Nato nel 1370 e considerato teologo sanguigno e cruento, Fra Andrea fu nominato dal pontefice Gregorio XII vicario del priore generale Girolamo da Pistoia, provinciale della Valle Spoletana. Della sua predicazione resta un importante manoscritto con il quale condannava le dottrine di San Bernardino da Siena: l’oggetto della contesa era la venerazione del monogramma JHS impresso su tavolette. Osteggiò con la sua parola infuocata alcuni dei più importanti predicatori del suo tempo, quali Giacomo della Marca, Alberto da Sarteano e Matteo d’Agrigento. Nel 1425 a Cascia, durante il quaresimale pronunciato Giovanni della Marca presso la Chiesa di Santa Maria, le argomentazioni di Fra Andrea di Giovanni degenerarono in un violento scontro che coinvolse i partecipanti, sedato successivamente da un intervento pacificatore della consorella Rita da Cascia, divenuta in seguito Avvocata degli Impossibili.
Nicola Saraceni
Parlando di agostiniani illustri, particolare menzione merita Nicola Saraceni, coevo a suor Rita Lotti, con la quale venne indubbiamente a contatto. Dopo esser stato insignito del titolo accademico di magister, fu nominato vicario del priore Bartolomeo da Venezia, per conto del quale risolse delicate questioni all’interno dell’Ordine. Il Saraceni ebbe ruolo attivo nel grande Scisma d’Oriente (1378 – 1417) e nel Concilio di Pisa del 1409 abdicò la militanza tra le fila del pontefice Gregorio XII a favore di Alessandro V. Il 20 agosto del 1412 Giovanni XXII lo elesse vescovo di Macerata e Recanati.
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