A tavola con i…mietitori
In Valnerina, i padroni dei campi usavano offrire ai mietitori una prima colazione abbondante, uno spuntino a metà mattinata, il pranzo, una merenda pomeridiana ed una cena sostanziosa. Patate, fagioli, insalate, uova, pasta fatta in casa, cacio, pane erano gli ingredienti principali dei rustici pasti. I motivi di questa insolita abbondanza erano soprattutto due: ottenere che i mietitori compissero con maggior lena la faticosa opera dei campi e, contestualmente, mostrare al borgo o al paese che – almeno una volta l’anno – ci si poteva permettere di mantenere dignitosamente una squadra di braccianti al servizio della famiglia.
“Li tajulini co’ lu ziiu”
Un piatto tipico consisteva in pasta fatta in casa con farina di grano condita con un soffritto di lardo, versato bollente sulla pasta appena scolata, sulla quale si spolverava cacio di pecora. La ricetta in questione era detta “li tajulini co’ lu ziiu”, suono onomatopeico che imita lo sfrigolare del ardo fuso a contatto con la pasta umida.
La “pasta ‘ntrisa”
La “pasta ‘ntrisa” si preparava tagliando col coltello pesante la massa di farina ed uova appena preparata, senza stendere la sfoglia. Si lessava, scolava e condita con lardo battuto, lasciato soffriggere con un pò di conserva di pomodoro, condendo con cacio e pecorino. Poteva essere servita sia asciutta che in minestra.
“Lu piattellone”
L’orto di casa, in certe zone della Valnerina, veniva coltivato specialmente per produrre grandi quantità d’insalata da servire ai mietitori. Una volta lavata e tagliata, la lattuga veniva trasportata sul luogo della mietitura in una sacca di tela perché restasse fresca. Il condimento veniva preparato miscelando in una bottiglietta olio ed aceto da versare sull’insalata al momento di servirla in una grande insalatiera detta, volgarmente, “piattellone”. Il sale veniva portato a parte, in un cartoccio.
La “panzanella”
Un piatto tipico delle merende della mietitura, oltre all’economica e rinfrescante insalata fornita dall’orto, era la “panzanella”: pane raffermo ammollato in acqua e condito con sale, aceto e, quando si poteva, versandovi sopra “‘na lagrima” d’olio d’olivo. Quando si voleva insaporire la “panzanella”, la si cospargeva di fettine di cipolla, o di pezzetti di pomodoro maturo, condendola, magari, con l’immancabile mentuccia.
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